Profeta disconosciuto
In questa 14ª domenica del Tempo Ordinario, la lettura del profeta Ezechiele(2,2-5) , la 2ª lettera ai Corinzi(12,7-10) ma, ancor più la pericope di Marco (6,1-6), la Parola di Dio, ci illumina come l’essere profeta è decisivo all’interno di una comunità per il ruolo che egli ricopre per un pieno rapporto d’amore in Dio che si verifica definitivamente in Cristo Gesù.
L’uomo è essenzialmente incline al ragionare istintivamente, senza affacciarsi all’ottica di Dio. Il profeta infatti, è colui che è all’ascolto di Dio e degli uomini, quindi in definitiva è profetizza con l’aiuto di Dio per poter guidare l’uomo verso Dio.
Nel caso sia di Ezechiele, sia di Paolo ed infine di Gesù, essi vogliono richiamare l’essere profeta fuori dalla comunità dove egli è vissuto, perché potesse ben operare per edificare un popolo santo, che protenda verso la volontà di Dio. Ancora oggi ci sono persone che si ritengono profeti, ma non lo sono, anzi essi sono i falsi profeti i cosiddetti “profeti di sventura” che, non sono all’ascolto di Dio, ma delle loro convinzioni umane. Gesù infine sia per noi il profeta non un profeta. Egli è profeta del Padre, guidato dallo Spirito per guidare il suo gregge verso Dio.
Cari fratelli, cari amici, restiamo saldi in Dio, nella sua volontà, stando attenti ai falsi profeti!
Buona Domenica.
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