Marinai, orfani sull’immensità dei mari

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Diario di viaggio di un navigante amalfitano

di Salvatore Barra


Msc-Kalina-Gioia-TauroMsc Kalina 10 Agosto 2015

 

Mio Dio infondi Tu questa pace e guida Tu verso tutti i porti del mondo i Marinai che vanno come orfani sull’immensità dei mari”,  è un brano tratto da “ Verso la croce del Sud – I Quaranta ruggenti” – di Vito Dumas.

Vito Dumas, argentino di origini francesi, è stato il primo uomo a circumnavigare la terra con barca a vela, in solitaria, passando a Sud dei tre grandi Capi: Capo di Buona Speranza (Africa); Capo Horn (America del Sud) e Capo Leeuwin (Australia).

L’impresa si svolse tra il 1942 ed il 1943 con il Lehg II, un piccolo veliero di nove metri di lunghezza, senza alcun tipo di tecnologia elettronica di aiuto alla navigazione. Una delle più grandi imprese della navigazione, non molto conosciuta. Per “Quaranta ruggenti” s’intende la fascia di latitudine compresa tra i quaranta ed i cinquanta gradi di latitudine ove, in particolare tra il Capo di Buona Speranza ed il Capo Horn, non vi è alcuna terra ad ostacolare la furia del vento.

In quella fascia di latitudine, la velocità del vento supera quasi sempre i 40 nodi, (forza 8 della scala Beaufort), producendo un suono simile al ruggito di un leone.
Il nostro equipaggio è  formato da venticinque persone, di questi otto sono italiani, provenienti dalla Campania e dal basso Lazio (Gaeta); mentre gli altri componenti, provengono in sei dal Montenegro; due dalla Croazia; quattro dal Madagascar; tre dal Bengala e due dall’Indonesia.

Msc-Kalina-osservazioniIl marinaio è il più giovane con 21 anni di età; il più anziano ha 61 anni. Una società in miniatura che vive in una dimensione tutta particolare: da “orfani”, ma in effetti pensiamo sempre alla famiglia. Ognuno di noi è figlio, padre, fratello, fidanzato, zio, cugino… e tutti i nostri sacrifici sono spesi, appunto, per la famiglia.
Le vicissitudini familiari ci condizionano fortemente: preoccupazioni per gli esiti scolastici dei figli; per le condizioni di salute dei familiari, della fedeltà di consorti o fidanzate.
Dico questo perché, nella mia lunga carriera è toccato spesso consolare giovani fidanzati lasciati “per telefono” dalle loro ragazze o mariti che hanno scoperto il tradimento della moglie.

In questo sovrapporsi di sentimenti, per i marinai il momento più difficile da affrontare è la partenza. Si lasciano i propri cari con l’incognita del rivedersi, ed occorre una fortissima forza interiore nel salutare e andare, senza voltarsi. Anche questo è parte del nostro lavoro.

L’altro giorno un Ufficiale, imbarcato da poco, mi ha confidato che quando stava per partire il figlio di cinque anni dormiva. Lo baciò e andò via, senza svegliarlo. Il mattino seguente il bambino non vedendolo, al telefono, piangendo, rimproverò il papà per non averlo salutato.

Purtroppo, mi è anche capitato di confortare marinai che avevano avuto la sfortuna di perdere persone care. Ricordo una decina di anni fa durante un attracco il Secondo Ufficiale eseguì una manovra all’incontrario rispetto agli ordini ricevuti. Alla richiesta di spiegazioni, piangendo si scusò e mi comunicò di aver ricevuto la notizia della morte del papà.
msc-kalina-familiari-incontroAnch’io ho ricevuto la notizia della morte di mio padre, mentre ero in navigazione nello stretto di Taiwan alle prese con un Tifone: era il mese di settembre del 2010.

I nostri cari sono il costante pensiero della giornata. Quando tocchiamo terra nelle città cui sostiamo, i nostri acquisti sono quasi sempre regali da portare ai nostri cari al momento del ritorno a casa. I marittimi vivono per la famiglia e col pensiero siamo presenti, costantemente, nonostante la lontananza.

Ricordo, che quando decidemmo di sposarci, mia moglie ed io fissammo la data del matrimonio la Domenica tra Natale e Capodanno: giorno della Sacra Famiglia, per coronare il nostro sogno ed affidare il progetto della nostra unione nelle mani del Signore.
Per fortuna tutta questa lontananza, generalmente quando scaliamo il porto di Gioia Tauro, sia per la vicinanza alle nostre zone che per la durata della sosta, sempre superiore alle 24 ore, riceviamo la visita delle nostre famiglie. certo, per organizzarla occorrono delle settimane, in quanto occorrono le necessarie autorizzazioni dalla autorità portuale e reperire il mezzo di trasporto per raggiungerci, anche se talvolta, due o più famiglie noleggiano un minibus utile allo scopo.
Msc-Kalina-incontro-familiari
Nei giorni che precedono le comunicazioni s’intensificano e l’attesa diventa spasmodica, i bambini soprattutto, non vedono l’ora di salire a bordo nave.
Nell’attesa, si vivono momenti bellissimi e quando ci ritroviamo, la nave sembra rianimarsi sotto l’effetto della gradita invasione di bambini ed adulti.
Le cose belle, come sempre, durano poco e così giunge repentino il momento del distacco. Le famiglie ospitate lasciano la nave… la nave lascia il porto… e tutto passa nell’album dei ricordi della nostra vita.
Ovviamente, per i marinai certe opportunità sono possibili quando si ha la fortuna di imbarcare su una nave che approdi in porti di casa propria.
Pur stando lontani, i marittimi con i loro sacrifici, professionalità, ed avanzamenti in carriera, danno testimonianza ed esempio di vita per i loro figli, dignità alle loro famiglie di appartenenza.
Un tempo i contratti di arruolamento avevano durata superiore ai due anni ed un vecchio Nostromo di Maiori, mi confidò che una volta imbarcò lasciando la moglie in attesa e quando ritornò a casa, la sua bambina aveva ormai due anni e mezzo e faticò non poco ad entrare in relazione con lei.
In questa’ottica andavano inquadrati anche i cosiddetti inchini, pratica antica, ovvero un allontanamento dalla rotta originale allo scopo di un passaggio ravvicinato alla città di appartenenza con relativo saluto, manovra atta ad affermare la posizione del Comandante innanzi ai concittadini che assistevano all’evoluzione e all’orgoglio della sua famiglia di appartenenza.
Msc-kalina-famigliaBarra
L’inchino era particolarmente sentito negli anni della marina velica e nei primi anni del secolo scorso, quando i tempi di permanenza a bordo erano lunghi, duri ed incerti. Quando al suono della sirena di bordo si rispondeva con lo sventolio di fazzoletti bianchi.
Altri tempi!

Dopo l’approdo di  Gioia Tauro, ripresa la navigazione, abbiamo scalato La Spezia, Genova e Fos Sur Mer (Marsiglia); costeggiato la Calabria; navigato al largo dei golfi di Napoli e di Salerno, ed ancora costeggiato la Versilia, il Golfo della Spezia, Portovenere, Lerici, Le Cinque Terre, la Riviera di Ponente, La Costa Azzurra… fin su la Costa Brava che adesso abbiamo sulla nostra dritta.
Navigando, con discrezione, lambiamo “il mondo delle vacanze“, ma restiamo nel nostro mondo di solitudine con il pensiero sempre rivolto alle nostre amate città natie e la speranza di poter presto riabbracciare i nostri cari… anch’essi orfani della nostra presenza.

Domattina saremo a Barcellona.
Il viaggio continua…

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