GENDER: una creazione fai da te!

di - del 14 Settembre 2015 © diritti riservati

Adamo ed EvaIl tema è tornato d’attualità a margine della recente riforma denominata della “Buona Scuola” del Governo Renzi.

La discussione molto accesa, mette al centro, questioni differenti dalla semplice attuazione di principi delle pari opportunità; di promozione dell’educazione alla parità tra i sessi; alla prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni; con il fine d’informare, sensibilizzare gli studenti, i docenti ed i genitori.
Difatti, il nocciolo della questione, è principalmente nel richiamo della riforma alla convenzione di Istanbul che non fa differenziazione di “sesso biologico“, ma il “genere”, lo connota come: “ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti”.
Un chiaro riferimento all’idea “gender“, secondo cui il “sesso” non sarebbe un’attribuzione naturale e biologica, ma una costruzione sociale.
In uno scenario lessicale dai contorni non molto definiti e nell’altalenate informazione veicolata dai “media” che cavalcano le preoccupazioni di una teoria “gender”, nel tentare di superare l’impasse, è imprescindibile convenire: cosa s’intende per teoria gender.

In realtà l’uso della terminologia in se, non è univoca ed a seconda delle prospettive, delle angolazioni terminologiche, ma soprattutto ideologiche della “visione” dell’uomo, ciascuno giunge a sostenere tesi differenti.
Ecco perché, risulta fondamentale prendere le mosse dal significato che la lingua italiana associa al sostantivo gender: “il termine italiano genere traduce l’anglosassone gender, introdotto nel contesto delle scienze umane e sociali per designare i molti e complessi modi in cui le differenze tra i sessi acquistano significato e diventano fattori strutturali nell’organizzazione della vita sociale. Il gender ha così assunto il ruolo di categoria di analisi e interpretazione della conformazione esclusivamente sociale dei ruoli maschili e femminili, applicabile quindi a donne e uomini, considerando le une e gli altri come insiemi ampi e articolati, attraversati da differenze di ceto, culturali, etniche, religiose, di orientamento sessuale, di età, ecc.

Scarnificando il concetto della questione, per renderlo quanto più possibile comprensibile, secondo il vocabolario della lingua italiana, della Treccani, per gender s’intende: “la distinzione di genere, in termini di appartenenza all’uno o all’altro sesso, non in quanto basata sulle differenze di natura biologica o fisica ma su componenti di natura sociale, culturale, comportamentale.”

Ed è in questa intesa, ad un significato più prossimo alla realtà del caso, che Papa Francesco, criticando la teoria gender, nell’aprile scorso, durante un’udienza generale affermava: «Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione» – ed al contempo auspicò – «creatività e audacia» per il riconoscimento del ruolo delle donne nella società e nella Chiesa.

Quando si parla di gender, non si fa, quindi,  questione di “omofobia”, Papa Bergoglio in proposito è chiarissimo, racconta che una volta una persona in maniera provocatoria gli chiese se approvava l’omosessualità. Io allora- racconta il Papa – le risposi con un’altra domanda: «Dimmi: Dio quando guarda a una persona omosessuale ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola? Bisogna sempre considerare la persona.»

La questione dal punto di vista della Chiesa nella discussione gender, come giusto che fosse, è legata alla centralità della Famiglia e all’ineludibile principio che “Maschio e femmina Egli li creò.” (Gen 1,27)
Una chiara affermazione in antitesi a tendenze in cui esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé, autonomamente, qualcosa come sua natura. Una creazione fai da te che confonde a prescindere, perché tesa ad annullare ogni “differenza“.

Sempre in tema di gender, più decise furono le parole del Papa emerito Benedetto nel dicembre 2012, un discorso che rende più chiaro il pensiero della Chiesa: «L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria.»

Un richiamo forte in una discussione ancora aperta, tra mille dubbi e tante incertezze, in cui non è in discussione il concetto di eguaglianza nei diritti tra uomo e donna, né l’emarginazione del “diverso”, ma talora una certa tendenza di chi teorizza l’annullamento di una natura precostituita della corporeità dell’essere umano. Una teorizzazione che forse nella sostanza è di per sé utopistica, ma di fatto seminando incertezze, mette in discussione in maniera azzardata e rischiosa il processo identitario dell’uomo, proprio della natura, non solo umana.

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