Chiesa non sia attaccata ai soldi, i poveri sono la vera ricchezza
Gesù rimprovera con forza i capi dei sacerdoti e li avverte che perfino le prostitute li precederanno nel Regno dei Cieli. Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo per mettere in guardia dalle tentazioni che possono corrompere la testimonianza della Chiesa.
Come dunque, si chiede Francesco, deve essere una Chiesa fedele al Signore?
“Una Chiesa umile, che non si pavoneggi dei poteri, delle grandezze. Umiltà non significa una persona languida, fiacca, che fa gli occhi in bianco… No, questa non è umiltà, questo è teatro! Questo è fare finta di umiltà.
L’umiltà ha un primo passo: ‘Io sono peccatore’. Se tu non sei capace di dire a te stesso che sei peccatore e che gli altri sono migliori di te, non sei umile. Il primo passo nella Chiesa umile è sentirsi peccatrice, il primo passo di tutti noi è lo stesso. Se qualcuno di noi ha l’abitudine di guardare i difetti degli altri e chiacchierare sopra non è umile, si crede giudice degli altri”.
Chiesa non sia attaccata ai soldi, i poveri sono la vera ricchezza, – noi, ha ripreso il Papa – dobbiamo chiedere “questa grazia, che la Chiesa sia umile, che io sia umile, ognuno di noi” sia umile. Secondo passo: è la povertà, che – ha osservato – “è la prima delle Beatitudini”. Povero nello spirito, ha precisato, vuol dire essere “soltanto attaccato alle ricchezze di Dio”.
No, dunque, a “una Chiesa che vive attaccata ai soldi, che pensa ai soldi, che pensa a come guadagnare i soldi”. “Come è saputo – ha affermato il Papa – in un tempio della diocesi, per passare la Porta Santa, dicevano ingenuamente alla gente che si doveva fare un’offerta: questa non è la Chiesa di Gesù, questa è la Chiesa di questi capi dei sacerdoti, attaccata ai soldi”.
“In questa attesa del Signore, del Natale – ha concluso Francesco – chiediamo che ci dia un cuore umile, ci dia un cuore povero, e soprattutto un cuore fiducioso nel Signore perché il Signore non delude mai”.
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