Dialogo Interreligioso ed Ecumenico: “Sforziamoci di compiere la volontà del Padre”

di - del 11 Febbraio 2016 © diritti riservati

dialogo interreligiosoGià da tempo, il Sacro Concilio  esorta tutti a dimenticare il passato, dei dissensi e inimicizie sorte tra cristiani e musulmani, promuovere la giustizia sociale, esercitare con animo sincero la mutua comprensione, i valori della pace e della libertà. Insomma la Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione.
La CEI Ufficio per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso, nel corso degli anni ha pubblicato alcune schede sul tema “dialogo cristiano-islamico” che di tanto in tanto vogliamo proporvi in questa nuova rubrica di approfondimento, “dialogo e annunio“, che vuol essere stimolo alla riflessione, alla comprensione nel vincere l’emotività con cui spesso si affrontano certe tematiche. Iniziamo con degli stralci tratti da scritti di Mons Mansueto Bianchi, già presidente della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della CEI.

Uno dei grandi fenomeni recenti che, per la sua novità e la rapidità con cui si è prodotto, ha trovato gli italiani – anche cattolici – poco preparati a gestirlo con saggezza e cogliendone allo stesso tempo le opportunità è quello della pluralizzazione delle presenze religiose. Esso dipende certamente ma non esclusivamente dal processo migratorio.
Scoprirci inadeguati di fronte a nuove sfide, che si moltiplicano e si accavallano talvolta caoticamente, non deve indurci alla passività né alla rassegnazione. Occorre una maggior consapevolezza di ciò che accade e una conseguente assunzione di responsabilità. Non si tratta di buonismo a basso costo, ma di uniformarsi all’insegnamento e all’esempio del nostro Maestro e Signore, sforzandoci di compiere la volontà del Padre, come docili strumenti della provvidenziale azione dello Spirito che opera incessantemente in noi e attorno a noi. 

E’ innegabile che, almeno a livello emotivo e talvolta superficiale, nell’opinione pubblica siano i musulmani ad essere percepiti come la nuova realtà religiosamente connotata più problematica e spesso minacciosa. Il travaglio di molti dei loro paesi d’origine e alcuni gravi fatti di violenza registrati anche in Europa e nel mondo intero possono destare legittimi timori e impongono prudenza e discernimento. La dominante della mera paura istintiva e reattiva, tuttavia, comporta il grande rischio per tutti dell’irrigidimento e della chiusura in cerchie autoreferenziali, falsamente rassicuranti e che scoraggiano o inquinano la relazione fra persone e comunità, unica autentica e praticabile via verso almeno la conoscenza e il rispetto reciproci.

Le drammatiche condizioni delle minoranze cristiane in vaste aree del Medio Oriente, lungi dal favorire 
e radicare ancor più diffidenza e conflittualità fra noi e i musulmani che risiedono nel nostro paese, dovrebbero invece motivarci ulteriormente nel ricercare e rendere possibili forme diverse di interazione con essi. Relazioni che altrove sono assai difficili da praticare per svariate ragioni. Sarebbe stolto e controproducente ‘importare’ tra noi modelli negativi a tutto danno della convivenza pacifica e feconda in particolare fra credenti, seppur appartenenti a tradizioni religiose diverse, e più in generale fra esseri umani di buona volontà.

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