La famiglia tra fiction e realtà
Un appuntamento consolidato, quello del Convegno Catechistico, una forte ricarica spirituale. Inizia così l’accoglienza di don Luigi Avitabile, responsabile diocesano dell’Ufficio Catechistico, al XIV Convegno, intitolato: “La famiglia tra fiction e realtà”, tenutosi a Cava de’ Tirreni, presso l’Auditorium della Parrocchia di Sant’Alfonso.
Dopo la preghiera iniziale e il saluto dell’Arcivescovo, il relatore don Andrea Lonardo, ha iniziato col dire che ogni Catechista, deve essere cosciente, delle grosse responsabilità che ha, della sua missione e della consapevolezza di essere: “una Chiesa in uscita, preoccupata non dei suoi numeri, ma dei bisogni degli adulti e delle nuove generazioni”: insomma, Catechesi come carità!
Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati, dalla faccia scura… non bisogna mai perdere il sorriso che è essenziale. Il trionfo cristiano è sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso è vittoria, da portare con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male.
Spesso si perde l’entusiasmo, dimenticando che il Vangelo ci propone: l’amicizia con Gesù e l’amore fraterno.
Occorre conoscere l’amore di Dio per poterlo donare e trasmettere!
Don Andrea cita Papa Francesco: Nell’annunzio, occorre la centralità della famiglia. Essa è il luogo del primo amore, è fondamentale che i genitori si amino e che il bambino sia amato, altrimenti la famiglia non potrà che disseccarsi e decomporsi, quindi, la famiglia come primo luogo dell’educazione.
Generalmente, partiamo dal bene del bambino, perdendoci l’essenzialità della famiglia. Occorre educare ad una vita in famiglia, incoraggiando e non criticando. Si costruisce più civiltà intorno ad una tavola che con un tablet tra le mani.
L’oggetto ultra tecnologico è, indubbiamente, la tavola con i commensali realmente presenti, riuniti e aperti come i rami fioriti di un unico albero mistico che a volte parlano, altre mangiano, dove le mani alzano bicchieri e si passano i piatti, in modo da rinnovare una sostanza personale che nessun download potrà mai fornire.
La civiltà, quindi si costruisce quando la famiglia si raduna, per dialogare, insegnare, imparare, condividere, insomma bello poter ritornare al grido. “A tavolaaa!”
Occorre, poi, rimettere la domenica nel cuore della vita familiare.
E’ stata poi la volta del secondo relatore, don Antonio Mancuso che ha parlato di “Famiglia e cinema.”
II rapporto coi media: rischio e ricchezza.
Il cinema ci parla, attraverso la famiglia, dell’uomo all’uomo e si confronta con i grandi temi che sconvolgono le relazioni umane e sociali.
Occorre, diceva don Antonio, analizzare ogni situazione che ci viene posta dal grande schermo, ben diversa da ciò che ci mostrano.
La famiglia che ci viene rappresentata è sempre incapace di instaurare rapporti educativi corretti al suo interno. La famiglia tradizionale ci appare lontana e difficile da raggiungere.
Poi c’è la trasgressione e lo scandalizzare, pur di colpire e attirare il pubblico.
Ma, in conclusione, non c’è crisi che tenga, di fronte alla sacralità e alla bellezza della famiglia. Usare il cinema come mezzo educativo, per costruire, non demolire quindi occasione per rilanciare la positività della famiglia. La famiglia per eccellenza, da mostrare, è la famiglia di Nazareth, la sua storia… di una famiglia che diventa storia dell’umanità.
E’ stato un Convegno ricco che ha “iniettato” ai presenti una elevata dose di positività e, tornando a casa, abbiamo ben stretto al cuore l’energia e la gioia ricevuta.
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