«Tu che ne dici?»
Gesù scrive per terra. Scrive su quel terriccio che presto porterà via, consegnandole all’oblio, le parole che vi avrà impresse. È chino in terra, mentre attorno a lui una folla urlante sembra pressarlo perché si esponga, perché faccia da giudice, perché dica a tutti da quale parte sta.
«Tu che ne dici?», gli dicono i farisei: ma Lui resta in silenzio, si china e scrive sulla polvere. Nessuno potrà dirci mai con certezza cosa abbia mai scritto.
San Girolamo, commentando questo passo, ipotizza che Gesù abbia scritto i peccati degli accusatori della donna. Numerosi esegeti e biblisti moderni ritengono, invece, abbia scritto alcuni passi della scrittura. Fatto sta che quelle parole non sono mai state lette. Probabilmente nemmeno gli scribi e i farisei le lessero: quel gesto parlava più di qualsiasi parola Gesù avesse mai scritto.
Il Figlio di Dio mostrava loro ancora una volta il senso stesso del suo essersi fatto uomo: riscrivere la Legge, non più su tavole di pietra, ma nel cuore dell’uomo! Ecco che quel silenzio alla domanda dei farisei si riempie di senso, tanto che quasi è assimilabile ad un urlo che scuote i cuori di quegli uomini, pronti ad uccidere in nome della Legge, in nome di ciò che Mosè aveva prescritto, dimenticando che prima che accadesse a quella donna, anche loro erano si erano allontanati dalla sua Grazia, dal suo amore.
Fermiamoci anche noi a guardare Gesù, chino a terra e mettiamoci nei panni di quella donna: ella ha difronte a lei il Signore, pronto a chinarsi sulla sua miseria per riscriverne la storia, per dare a lei e ai suoi accusatori un cuore nuovo. Lasciamo, dunque, che il Cristo possa riscrivere anche la nostra storia e ridare luce al nostro cammino, senso alla nostra sofferenza.
Buona domenica e buon cammino!
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