“Amoris laetitia”, uno nuovo statuto sulla famiglia
“Amoris laetitia”, la “gioia dell’amore” è l’esortazione con la quale Papa Francesco chiude il cammino dei due Sinodi incentrati sulla famiglia.
Centrale è il tema delle “sfide” delle famiglie. Si rileva il rischio “rappresentato da un individualismo esasperato” che mette in primo piano, “in certi casi, l’idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto”.
Ci si sofferma poi sullo sfruttamento sessuale dei bambini che richiama “una delle realtà più scandalose e perverse della società attuale”. “L’abuso sessuale dei bambini diventa ancora più scandaloso – sottolinea Francesco – quando avviene in luoghi dove essi devono essere protetti, particolarmente nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità e istituzioni cristiane”.
Degna di nota è anche la rilevanza che viene assegnata ai diritti della donna, qualificando inaccettabile “la vergognosa violenza che a volte si usa nei confronti delle donne”. La “violenza verbale, fisica e sessuale che si esercita contro le donne in alcune coppie di sposi contraddice la natura stessa dell’unione coniugale”. Francesco fa poi riferimento alla “disuguaglianza dell’accesso a posti di lavoro dignitosi e ai luoghi in cui si prendono le decisioni” e disdegna “la pratica dell’ utero in affitto o la strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile nell’attuale cultura mediatica”.
Bergoglio affronta, inoltre, il sacramento del matrimonio, che “non è una convenzione sociale” ma “un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi”, una reale “vocazione”. Pertanto, “la decisione di sposarsi e di formare una famiglia deve essere frutto di un discernimento vocazionale”.
Nel quarto capitolo, uno dei più originali, il Papa trasmette delle vere e proprie “regole di vita” agli sposi. Li esorta alla “pazienza” reciproca, senza esigere utopisticamente che “le relazioni siano idilliache o che le persone siano perfette”. Li esorta ad essere generosi e a “donarsi in modo sovrabbondante“, senza “esigere ricompense”. Li esorta a “non essere invidiosi, a non vantarsi o gonfiarsi”, perché “chi ama evita di parlare troppo di se stesso”, a “rendersi amabili“, a non “mettere in rilievo i difetti e gli errori” dell’altro. Li esorta a non concludere la giornata “senza fare pace in famiglia“, a parlare “bene l’uno dell’altro, cercando di mostrare il lato buono del coniuge al di là delle sue debolezze”, a fidarsi dell’altro senza controllarlo, conservando “spazi di autonomia”. Ed esorta a “contemplare” il coniuge, tenendo conto che “le gioie più intense della vita nascono quando si può procurare la felicità degli altri“.
Francesco fa poi appello alla possibilità di ricomporre le crisi. Con un “aiuto adeguato e con l’azione di riconciliazione della grazia una grande percentuale di crisi matrimoniali” si risolve. “Saper perdonare e sentirsi perdonati è un’esperienza fondamentale nella vita familiare”. C’è bisogno della “generosa collaborazione di parenti ed amici, e talvolta anche di un aiuto esterno e professionale”.
Bergoglio, inoltre, non risparmia cenni all’argomento dell’omosessualità. Pur escludendo l’equiparazione tra il matrimonio e le unioni omosessuali, il Papa afferma solennemente che “ogni persona va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto” bandendo ogni eventuale forma di discriminazione.
L’ultimo capitolo di “Amoris laetitia» è dedicato ai divorziati risposati: nessuna norma generale ed astratta in ordine all’accesso ai sacramenti ma l’apertura a percorsi che prendano in considerazione le diverse condizioni personali. “Non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale”, scandisce il Papa, rimarcando che “nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo!”
Nella Chiesa deve assumere priorità l’orientamento che induce “sempre a comprendere, a perdonare, ad accompagnare” e “soprattutto a integrare”. Il Pontefice invita i fedeli coinvolti in “situazioni complesse” ad “accostarsi con fiducia” al confronto con i loro pastori. Non sempre “troveranno in essi una conferma delle proprie idee e dei propri desideri, ma sicuramente riceveranno una luce”. E “invito i pastori – chiosa il Papa – ad ascoltare con affetto e serenità, con il desiderio sincero di entrare nel cuore del dramma delle persone”.
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