La Crocifissione di Ippolito Borghese del Duomo di Amalfi
Nel Museo Diocesano di Amalfi è esposta una grande tela di Ippolito Borghese raffigurante la Crocifissione con la Madonna, Maddalena e San Giovanni, quadro centrale di un trittico completato da altri due dipinti con S. Pietro e S. Andrea, attualmente in restauro.
L’opera proviene dalla chiesa del convento dei Cappuccini.
Fu trasferito in duomo dopo che fu decretata la soppressione del sito francescano in applicazione delle leggi eversive. Nell’inventario redatto il 10 marzo 1815 dal Giudice di Pace del Circondario di Amalfi Alberto Cito, incaricato della soppressione, è descritto l’altare principale di marmo «con tre quadri, uno rappresentante il Crocifisso, l’altro San Pietro e il terzo S. Andrea». Otto giorni dopo il trittico risultava già trasportato in duomo.
Quando nel 1840 i Cappuccini ritornarono, dovettero rinunciare ad ogni diritto su suppellettili, oggetti e reliquie alienati al tempo della soppressione, per cui il trittico del Borghese rimase in duomo.
Sino agli anni ’40 del secolo scorso era all’altare maggiore della basilica del Crocifisso che, dunque, non deve il nome a questo dipinto ma verosimilmente al grande crocifisso ligneo di epoca medievale esposto nello stesso museo.
Un cartiglio sulla tela ci informa che fu eseguita nel 1605 da Ippolito Borghese su commissione del patrizio capuano Pompeo Falco. L’opera costò 100 ducati e nella polizza bancale (sorta di assegno circolare con indicazione della causale) è specificata la destinazione: «per il quatro fatto per li patri capoccini per il luoco d’Amalfi». Dunque era destinato sin dall’origine proprio al Convento amalfitano.
Pompeo Falco era un uomo molto ricco. Sul suo conto presso il Banco del Popolo risultano accreditati interessi su capitali investiti nella città di Napoli che nel solo anno 1605 ammontarono a circa 1900 ducati. Tra l’altro fu benefattore del Monte della Misericordia e donò diverse opere ai Cappuccini della Concezione di Napoli (S. Eframo nuovo).
Il pittore Ippolito Borghese, umbro di origine, fu attivo a Napoli dal 1598 al 1630. Di formazione tosco romana e baroccesca, occupa un posto di primo piano nella transizione tra tardo manierismo e primo naturalismo caravaggesco. I suoi lavori per i cappuccini del regno furono numerosi, ne sono documentati quindici. Probabilmente tale predilezione per il pittore umbro si giustifica per l’aspetto “più godibile” dei suoi lavori ovvero perché la “materia preziosa e cangiante” rispondeva in pieno ai canoni stilistici dell’Ordine.
Fonti:
E Nappi, Ippolito Borghese. Un pittore amico dei Cappuccini. Napoli 2013. http://www.eduardonappi.com/ip_borghese.pdf
M. Russo, Realizzazioni architettoniche e nuovi assetti urbani in Costiera Amalfitana tra Otto e Novecento, Amalfi 2016, pp. 71 ss.
P. L. De Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli, Napoli 1992, pp. 284 ss.
M. Iafelice, L’opera pittorica di Ippolito Borghese tra Campania e Capitanata in Rivista Storica dei Cappuccini di Napoli, Napoli 2011, pp. 161 ss.
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