Vettica ricorda le vittime con due opere di Mao
A novant’anni da allora è ancora vivo l’evento nella narrazione dell’epoca: “Il movimento franoso ha interessato la coltre superficiale, costituita da materiale piroclastico di pochi metri di spessore, rapidamente mobilizzata a seguito di eventi meteorici intensi.”
“Il tempo non cancella il ricordo“, un’espressione tante volte usata dallo scultore amalfitano Mao, al secolo Francesco Mangieri scomparso nel gennaio dello scorso anno.
E di scomparsi per tragica fatalità, a causa di un fronte di frana staccatosi dalle montagne che sovrastano Vettica Minore, la piccola frazione di Amalfi, oggi si è commemorato il novantesimo anniversario di quel 26 marzo 1924 che apportò distruzione e morte, che seppellì case, affetti e la speranza di giovani vite.
Sessanta vittime, i cui nomi sono stati scanditi ad alta voce, proprio nel punto in cui quel dì, da non dimenticare, vite umane perirono ignare del pericolo incombente, in quel giardino della memoria che un’intera comunità oggi ha posto a ricordo ed a simbolo, tra “Volti dolenti” scultura del maestro marmoraro amalfitano; la ghiaia che ricoprì la terra e l’ulivo simbolo di spiritualità, sacralità e rinascita.
A ricordare l’evento, don Angelo Mansi, l’Arcivescovo Mons. Orazio Soricelli, la comunità parrocchiale, autorità civili, che per l’occasione hanno inaugurato sul piazzale antistante la Chiesa di San Michele Arcangelo, un’edicola votiva con una Madonna in marmo, la Regina Mundi, altra opera del maestro Francesco Mangieri che la famiglia ha donato in occasione dell’evento.
“Oggi io e i miei familiari siamo contenti di essere qui nel ricordo dei 60 amalfitani-vettichesi tragicamente scomparsi, – ha affermato Gennaro Mangieri figlio del marmoraro amalfitano -perché possiamo donare due opere che ben s’intonano alla circostanza: la statua Regina Mundi alla Parrocchia di Vettica e l’altra i Volti dolenti per il Giardino della Memoria.
Ricordiamo oggi gli scomparsi e nel contempo vedo perpetuarsi la memoria di mio padre che continua a vivere tra noi con le sue opere.“
I novant’anni dei tragici fatti di Vettica, e la commemorazione dell’evento è stato momento molto toccante, seria riflessione di un territorio e delle sue fragilità, delle disgrazie che nel tempo troppo spesso si sono ripetute, che fanno da monito, e ritronano d’intorno, proprio come quelle parole che quando commemorando la scomparsa di Francesca Mansi, morta nell’alluvione di Atrani, Don Angelo Mansi officiando il rito funebre, pronunciò: “Siamo sotto il cielo, ma anche sotto le montagne“, ad esemplificare il sempre più fragile rapporto tra l’uomo e la natura e quanto sia essenziale il rispetto e la salvaguardia del creato.
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