“La statua è stata salita in fretta”

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La processione di Sant’Andrea del 27 giugno 1946
e la prima “corsa” nei diari di Don Gabriele Vissicchio.

Corsa di Sant'Andrea Amalfi 1948Quando e come è nata la corsa di S. Andrea? Una coltre di incertezza copre questo evento, nonostante sia relativamente recente nella storia amalfitana.

Tutte le persone anziane interpellate nel corso degli anni hanno concordato nel datare l’avvenimento all’ultimo dopoguerra.

Nel film “La macchina ammazzacattivi” di Rossellini, girato anche ad Amalfi, vi sono riprese della processione d’estate di Sant’Andrea con suggestive immagini del lido antistante la marina grande gremito di lampare. E’ ripresa pure la corsa, identica all’attuale.

Il film di Rossellini vide la luce nel 1953 ma le riprese risalgono all’estate del 1948. Difficoltà economiche impedirono l’uscita di questo film per ben cinque anni. Dunque la corsa è nata tra il 1945 ed il 1948. Sino al 1945 fu arcivescovo mons. Ercolano Marini, presule oggi ricordato soprattutto per l’Orfanotrofio “Anna e Natalia”, e per la promozione del culto alla SS.ma Trinità.
Pastore severo, come ci conferma un episodio accaduto durante la processione di S. Andrea del 1933: tra lo stupore generale abbandonò la processione e si ritirò anzi tempo per lo Scario a causa dell’eccessivo sparo di fuochi, contro le sue raccomandazioni. E’ evidente che mons. Marini non avrebbe mai consentito la corsa.

L’episodio è narrato nei diari del sacerdote atranese don Gabriele Vissicchio (1898 – 1969), diversi quaderni intitolati “Memoranda” donati dagli eredi alla Parrocchia di S. Andrea Apostolo, una straordinaria testimonianza della vita religiosa e civile di Amalfi ed Atrani dagli anni venti agli anni sessanta del Novecento.

Organista prima della Collegiata di S. Maria Maddalena di Atrani, poi, a partire dagli anni venti, anche della Cattedrale, cancelliere della curia e canonico teologo, don Gabriele fu anche corrispondente da Amalfi di diversi quotidiani ed i ritagli dei suoi articoli sono scrupolosamente allegati alle memorie.

corsa sant'Andrea Amalfi

Piace riportare il giudizio su questo pio sacerdote dello studioso americano Robert Brentano, che conobbe don Gabriele in occasione delle ricerche effettuate nella curia di Amalfi per il suo studio Due chiese: Italia e Inghilterra nel XII secolo: fra tanti archivisti, alcuni stanchi o distratti o implicati questioni tanto poco ecclesiastiche al punto da non riguardare la chiesa, spiccava la figura del suo caro amico don Gabriele Vissicchio il quale dividendo il tempo fra orfanotrofi, la cancelleria e la musica, gli aveva mostrato che la santità e l’utilità erano ancora vive nella chiesa italiana di provincia.

Attraverso i suoi quaderni ci ha consegnato aspetti ed eventi della nostra comunità altrimenti impossibili da ricostruire. I festeggiamenti di piazza per il ritorno di Atrani a comune autonomo nel 1946 e la gioia per la vittoria democristiana all’assemblea costituente, la prima veglia pasquale notturna nel 1951 e la prima processione per mare di Sant’Antonio nel 1962, la prima esibizione della corale Aloisiana nel Natale del 1958, l’addio a mons. Marini, l’ingresso di mons. Rossini, dai celebranti delle funzioni all’orario di inizio, dalla durata delle prediche (soprattutto quando superavano la mezz’ora…), al repertorio musicale eseguito, sempre con lo stile del cronista.

L’argomento che ci interessa, la corsa, lo troviamo raccontato il 27 giugno 1946.

Il giorno della festa di S. Andrea del 1946 cominciò con il pontificale al mattino presieduto da Mons. Demetrio Moscato, arcivescovo di Salerno e amministratore apostolico della diocesi di Amalfi, allora in sede vacante, cioè senza vescovo residenziale. Dopo la santa messa amministrò le cresime nella cappella delle reliquie.

Ecco come viene raccontata la processione:

Gravissimo sacrilego oltraggio!

“Nelle ore pomeridiane, dopo i vespri solenni corali in cattedrale, si è iniziata la processione di S. Andrea Ap. verso le ore 8 legali. Per i crescenti scandali e immodestie che si commettono sulla spiaggia di Amalfi, dove sono installati i camerini da bagno, da più mesi era stato ordinato e pubblicato che la processione del Patrono non si sarebbe fatta attraversare per la marina vicino ai camerini.
Questa disposizione aveva destato risentimenti e minacce di pescatori, sobillati da persone inconsiderate e portatrici di ribellioni. I pescatori, come primo atto di ribellione, non si sono presentati in cattedrale per portare a statua del Patrono, ciò non ostante si sono chiamate altre persone e la processione si è iniziata regolarmente svolgendosi con ordine e serietà dalla cattedrale al Largo Spirito Santo, discendendo poi per la piazza Duomo e continuando fino al tondo Volpe.
Ritornando da questo punto e giunti vicino alla scalinata, ove si discende alla marina, mentre la processione continuava la strada senza discendere, ma tirando dritto, si è notato in mezzo alla folla dalla parte della scalinata prima un vocio, poi grida più forti che chiedevano di procedere per la marina; si sono aggiunte anche persone che hanno spinto quelli che portavano la statua facendola deviare forzatamente per la scalinata della marina.
A questo punto alcuni elementi di opposizione alle direttive del’autorità ecclesiastica hanno applaudito, lanciando anche dei fischi. L’Ecc.mo Arcivescovo Moscato, disgustato dal grave oltraggio, ha ordinato subito al clero e alle altre associazioni religiose di ritirarsi in cattedrale con lui per la via più breve, ciò che è stato fatto.
Ci siamo svestiti dei paramenti, ritirandoci a casa. Intanto la processione ha continuato senza clero, né congregazioni ecc. seguendo l’itinerario solito sino allo spiazzale del porto.
Ritornata la processione in piazza, la statua è stata salita in fretta sino all’atrio, dove l’hanno poggiata a terra. Hanno quindi chiesto con schiamazzi e grida il suono delle campane (che era stato vietato) e la benedizione eucaristica, che è stata permessa da S. E. R.ma e fatta dall’Arcidiacono Afeltra.”

processione santo patroni di Amalfi

Alcuni aspetti di questa cronaca sono stati confermati nel corso degli anni da testimoni dell’evento. Antonio Camera, sacrista della cattedrale negli anni Ottanta e Novanta, all’epoca aveva venticinque anni e fu uno dei portatori reclutati da don Andrea Afeltra per la processione in sostituzione di quelli ufficiali.

Mi raccontò che all’altezza del Gran Caffè fu sbalzato da sotto la statua in modo tanto repentino da non essersi neanche reso conto di quanto successo. Egli però era convinto che la corsa fosse nata prima di questo evento. Al contrario Alberto Proto è certo che la corsa nacque proprio allora come segno di protesta.

Il racconto di don Gabriele non lascia dubbi. Non solo nelle processioni precedenti non scrive della corsa, ma proprio nella frase usata, la statua è stata salita in fretta sino all’atrio, si percepisce quasi la difficoltà nel trovare le parole adatte per descrivere l’evento, a dimostrazione di quanto fosse insolito, dunque nuovo.

Mons. Moscato forse si legò al dito quei fatti, leggendoli anche come un affronto nei suoi riguardi. Il 27 giugno dell’anno dopo intendeva seguire la linea della durezza, tuttavia la sua preoccupazione non era la corsa, ma che la processione non si recasse alla marina, ormai vista come un luogo di scandalo. Vietò nuovamente che la processione andasse alla spiaggia e prese contatti col prefetto per l’uso della forza pubblica. Di tale opinione era anche mons. Angelo Rossini, il neo Arcivescovo ravennate nominato nel marzo 1947. Questi in seguito, consigliato dal Capitolo, decise di adottare una linea più morbida concedendo che la processione seguisse il suo itinerario tradizionale a patto che gli stabilimenti chiudessero tre o quattro giorni prima della festa.

L’ingresso in Diocesi di Mons. Rossini fu fissato per il 25 giugno. Evidentemente non sarebbe stato opportuno iniziare il ministero episcopale e la prima festa patronale con divieti e la presenza della forza pubblica.

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Info Antonio Amatruda

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