La Pasqua non è il finale di una bella favola
La sua è quell’incomparabile dolcezza a cui non ci si abitua mai.
Anche oggi, durante l’Udienza generale, Papa Francesco ha dispensato raggianti sorrisi, sguardi accoglienti, gesti teneri e gentili. E con i più piccoli si è lasciato andare ad un tripudio di coccole. Un bambino gli ha offerto un pacchetto di patatine. Il Santo Padre, accettando il dono senza esitazione, ha abbracciato il piccolo e lo ha restituito ai genitori in un’atmosfera divertita ed affettuosa.
Dopo il consueto bagno di folla, Bergoglio ha affrontato il delicato tema della Passione di Cristo, declinato in una sorta di climax ascendente verso la Risurrezione. “Il Signore”, ha detto, “sceglie con assoluta libertà la via dell’umiliazione e della spogliazione fino alla morte di croce”. Attraverso quest’immenso sacrificio, Gesù ha deciso di portare con sè e su di sè “il mistero del male”.
Papa Francesco, sconfessando il pensiero comune degli uomini, ha proseguito: “Noi attendiamo che Dio nella sua onnipotenza sconfigga l’ingiustizia, il male, il peccato e la sofferenza con una vittoria divina trionfante”. E invece no. “Dio ci mostra invece una vittoria umile che umanamente sembra un fallimento”, ha aggiunto ancora il Santo Padre, “e possiamo dire: Dio vince proprio nel fallimento. (…) Gesù permette che il male si accanisca su di Lui e lo prende su di sé per vincerlo”.
Ed infine, rilevando il fulcro del mistero della Pasqua, ha concluso: “Ma proprio quando tutto sembra perduto è allora che interviene Dio con la potenza della Risurrezione. La Risurrezione di Gesù non è il finale lieto di una bella favola, non è l’happy end di un film, ma è l’intervento di Dio Padre. (…) Nel momento in cui tutto sembra perduto, nel momento del dolore (…) quello è il momento più vicino alla Risurrezione. La notte diventa più oscura proprio prima che arrivi la mattina, prima che arrivi la luce. Nel momento più oscuro interviene Dio”.
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