Papa Wojtyla Uomo del dialogo è della speranza
dalla Voce del Pastore del novembre 1978
Papa Wojtyla Uomo del dialogo è della speranza
di Giuseppe Borgese
Si è riaperta «quella» finestra, dopo le ore di attesa vissute nella preghiera. Abbiamo riascoltato l’annuncio, abbiamo udito la voce di colui che guiderà la Chiesa nel suo tortuoso e secolare cammino: « Habemus Papam!».
Il breve annuncio, accolto dagli applausi di una moltitudine acclamante, è risuonato in ogni angolo del mondo, è esplosa ancora una volta l’esultanza di tutta la cristianità per il dono dell’Uomo, che ha accettato il gravoso fardello della successione alla suprema Cattedra di S. Pietro.
L’elezione di un Papa è certamente un grandioso evento che tocca direttamente tutti i credenti; è un evento interno al mondo della Fede, poiché la realtà del successore di S. Pietro, del Vicario di Cristo sulla terra appartiene alla Fede di tutti gli uomini di buona volontà. Tuttavia l’elezione del Papa ha anche una dimensione universale, ecumenica, e quindi tocca direttamente anche i non credenti.
Egli appare, così, l’uomo della speranza, ma soprattutto l’uomo del dialogo.
Papa Wojtyla è nato, cresciuto e vissuto in una Chiesa che ha testimoniato in tempi e modi diversi il suo attaccamento reale alla Fede di Cristo, il suo senso di sacrificio e di martirio per la Fede. Questa Fede cattolica è ancora tutt’oggi profondamente radicata nella Polonia, malgrado la pressante propaganda atea del regime, che «tollera» soltanto una certa libertà di culto.
Integerrimo custode dei principi basilari della dottrina cattolica ~ strenuo difensore della libertà religiosa, papa Wojtyla è davvero il primo Papa generato dal Concilio.
Giovanni XXIII, Paolo VI ne erano i Padri: Giovanni Paolo I non ha fatto in tempo, quasi, a parlarne; Giovanni Paolo Il viene dal Concilio e di Concilio è vissuto finora. Del Concilio, infatti, risuona ogni frase del suo Discorso ai Cardinali, riuniti nel la Cappella Sistina a chiusura del Conclave, ed il Concilio è speranza, è fiducia in Dio, è rifiuto di chiusure autosufficienti e sdegnosamente immobili, è mano amichevole e fraterna tesa al mondo, è costante dialogo con tutti gli uomini di buona volontà.
Papa Wojtyla è l’uomo del dialogo. Dialogo inteso come confronto costante con il mondo moderno, come comprensione delle giuste ragioni dei fratelli separati, senza però venir meno alle proprie posizioni come diritto alla verità.
«La verità possiede una sua dimensione sociale e pubblica. Quindi non si deve mai negare all’uomo il diritto alla verità … Il punto d’incontro tra il potere civile ingiusto e l’uomo credente è non tanto la Fede come verità nascosta nell’interno dello Spirito, quanto la sua testimonianza … Tale coraggiosa testimonianza si contrappone decisamente ai seminatori della sfiducia nell’uomo e anche a quelli che distruggono il senso di responsabilità della verità e la ferma consapevolezza del diritto alla verità che deve esistere in ogni uomo» (K. Wojtyla: Segno di contraddizione, Milano, 1977, pagg. 135-137).
E’ questo, tra l’altro, un pensiero di Giovanni XXII I, tracciato solennemente dal Concilio Vaticano Il.
Grande speranza, dunque, è per tutta l’umanità, il nuovo Papa, speranza confermata e dai suoi semplici: discorsi di Pastore e dai frequenti contatti immediati con la gente e con quanti operano per la pace. Sotto questo aspetto Dialogo e Speranza si intrecciano e s’imperniano sull’esortazione «a proseguire nel cammino già ben avviato a favorire quei passi che vengono a rimuovere gli ostacoli, auspicando che, grazie ad uno sforzo concorde, si giunga finalmente alla piena comunione … e ad intensificare il dialogo della Chiesa con gli uomini del nostro tempo, dialogo auspicato e promosso dal Concilio, soprattutto nella «Gaudium et Spes» sulla Chiesa nel mondo contemporaneo».
E’ comprensibile, dunque, come Papa Wojtyla non debba essere considerato come un Papa straniero, in quanto Egli è il segno visibile della permanenza istituzionale di Cristo nella sua Chiesa, e della Fede di Pietro, della Fede del popolo di Dio; è il segno reale della Chiesa unita sotto il suo Pastore.
C’è in noi la fiducia, all’inizio del nuovo Pontificato, che i semi gettati nei solchi della storia della Chiesa da Giovanni XXIII, da Paolo VI e da Giovanni Paolo I fioriranno e daranno frutti durante il Pontificato di Giovanni Paolo Il , il quale, con il senso dell’ardimento e della prudenza propri di chi ama scalare i monti e misurarsi nelle rapide discese sciistiche sulle immacolate distese di neve, muove i primi passi sulle strade della difficile responsabilità di Vicario di Cristo per il Suo Corpo, che è la Chiesa.
La sua elezione deve essere accolta da tutti gli uomini di buona volontà con fiduciosa serenità.
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