Il miracolo della Manna
Quando gli Israeliti nel deserto, uscendo un mattino fuori le tende, videro il suolo ricoperto di una cosa minuta e granulosa, minuta com’è la brina nella terra, esclamarono meravigliati: Man hu? Che cos’è? Per assonanza, quella sostanza granulosa fu chiamata manna. Per lo stesso motivo, probabilmente, fu chiamata manna anche l’effluvio misterioso di una sostanza liquida che da sempre è avvenuto presso la Tomba venerata dell’Apostolo Andrea.
Gregorio di Tours dà questa testimonianza: L’Apostolo Andrea, nel giorno della sua festa, compie un grande prodigio, cioè la manna, che si presenta sotto forma di polverina o di olio profumato, che trabocca dal suo sepolcro. Per esso è indicato il raccolto dell’anno seguente. Sarà esiguo se l’effluvio è esiguo, copioso se l’effluvio sarà copioso. Si dice che in alcuni anni l’olio è tanto abbondante da arrivare a metà basilica.
Ciò avviene a Patrasso, nell’Acaia, dove il beato Apostolo, crocifisso per amore del Redentore, diede gloriosamente termine alla sua vita. Quando avviene l’effluvio, il profumo è tale che sembra siano state sparse attorno molte sostanze odorose. Tutto ciò accade non senza utilità per il popolo, perché gli ammalati, attraverso unzioni o bevendo, ne ricevono beneficio.
Le reliquie dell’Apostolo furono traslate da Patrasso a Costantinopoli nel 357 ed anche qui avvenne regolarmente il prodigioso evento. Da questa e da tante altre testimonianze, appare evidente che il fatto della Manna non è da circoscriversi nella realtà religiosa di Amalfi: è legato alle Reliquie del Santo perché avveniva ed avviene dove esse sono custodite e la sua manifestazione ha avuto ampia risonanza nella Chiesa: a Roma, nell’indice delle Reliquie della Basilica Vaticana, redatta dall’Alfarano, nel 18° reliquiario, in una delle quindici ampolle di cristallo, c’è l’indicazione Manna S. Andreae ap.
Ad Amalfi il prodigio è stato scoperto solo dopo circa un secolo dalla traslazione delle Reliquie da Costantinopoli.
Il 29 novembre 1304 la cripta della cattedrale era gremita di fedeli, che partecipavano alla Messa solenne della vigilia dell’Apostolo. Mentre si svolgeva il rito sacro, un anziano pellegrino (la leggenda narra che avesse una fluente barba e che fosse il Santo sotto mentite spoglie…) in se ne stava prostrato presso una delle due fenestellae confessionis in atteggiamento devoto. Ad un tratto si levò di scatto e ad un chierico che gli era accanto, tale Pierantonio Suraldi, domandò: Ma che è mai ciò che avviene qui dentro? Avete mai osservato? Il Suraldi sul momento non potè dar retta all’osservazione, ma al termine della celebrazione, quando ormai il pellegrino si era allontanato, volle osservare e scoprì nella cavità un vassoio d’argento a forma di coppa, che nessuno vi aveva posto, la cui superficie appariva cosparsa di bollicine liquide e gommose.
Si gridò al miracolo e il Suraldi cominciò a plasmare le membra inferme dei presenti, soprattutto gli occhi. Si narra di un uomo di Tramonti, cieco da sette anni, che riacquistò la vista e di una donna di Aversa, il cui figlioletto guarì dal “mal caduco”, dall’epilessia.
Dal 1304 la Manna è scaturita dal Sepolcro dell’Apostolo tranne che in un periodo di tempo che va dall’episcopato di Ferdinando Giovanni Annio o D’Anna (1530-1541) al febbraio 1586 quando, il giorno delle ceneri, una pia donna, che si chiamava Maximilia, dopo essere rimasta a lungo presso il Sepolcro in preghiera, costatò di nuovo la presenza della Manna ed avvertì l’Arcivescovo Giulio Rossini che accorse festante insieme al clero ed al popolo.
Quando la Manna c’è, si canta il Te Deum, si ringrazia Dio; se manca, si canta il Parce Domine.
La Manna è raccolta nelle principali ricorrenze liturgiche secondo il calendario della Chiesa amalfitana e cioè il 28 gennaio, quando si fa memoria del ritrovamento della Reliquia del Capo; il 26 giugno, vigilia della celebrazione del Patrocinio; il primo novembre, inizio del mese consacrato all’Apostolo; il 21 novembre, inizio del Novenario; il 29 novembre, vigilia della solennità annuale secondo il calendario della Chiesa universale; il 7 dicembre, inizio della pia pratica della Coronella. Del prodigio, esiste una cronistoria, iniziata nel 1908 per disposizione dell’arcivescovo Antonio Maria Bonito in cui vengono minuziosamente riportate le cronache del prodigio, avvenuto anche in altre date per particolari ricorrenze.
(fonte: Andrea Colavolpe, Amalfi ed il suo Apostolo, Salerno 2001)