C’è sempre un “MURO” da abbattere!
Berlino e tutta l’Europa festeggia con enfasi i venticinque anni trascorsi dall’abbattimento del muro che divideva la città in due.
La Germania, uscita sconfitta dalla seconda guerra mondiale, fu occupata dai vincitori e divisa in quattro zone; essa diventò il territorio della “guerra fredda” tra Russia e gli Stati Uniti d’America che si è protratta, in forma più o meno aspre, fino agli anni ottanta.
Sorsero così le due Germanie: la “DDR” (Repubblica Democratica Tedesca) ad Est, sotto l’influenza sovietica e la “BRD” (Repubblica Federale della Germania) ad Ovest, sotto l’influenza degli Stati Uniti d’America.
Sul piano economico la “BRD” visse ,negli anni cinquanta, un boom che acuì le differenze con la “DDR” e che portava migliaia di giovani a scappare.
Il 13 agosto del 1961 furono interrotti i collegamenti tra le due Germanie e si iniziò a costruire il “MURO” dividendo praticamente famiglie e persone che prima di allora vivevano insieme.
Fu una trappola che portò distruzioni e morte.
Gorbaciov e Papa Giovanni Paolo II iniziarono a lavorare ad un progetto di cambiamento per cancellare quell’orrore che culminò nella serata magica del 9 novembre 1989 quando migliaia di giovani, tra abbracci e lacrime di gioia, si ritrovarono dopo ventinove anni ed insieme abbatterono quel “MURO”.
Oggi, nel momento in cui i palloncini luminosi volteggiano leggeri nel cielo di Berlino, una domanda sorge spontanea: quando cadranno gli altri muri?.
Nella mia ultima visita a Gerusalemme dell’anno scorso, il nostro albergo era a Betlemme; la città palestinese aldilà del “MURO”, “barriera di sicurezza” o “muro della vergogna” eretto dagli israeliani nella primavera del 2002 dopo la seconda intifada, per impedire, fisicamente, l’intrusione di terroristi palestinesi.
Per attraversare quel “MURO” devi sottoporti a controlli estenuanti effettuati dai soldati israeliani.
Viene da chiedersi come sia possibile ancora oggi, mentre si festeggia la caduta di un “MURO”, assistere al ripetersi degli stessi eventi e non si riesca a raggiungere la pace tra due popoli che hanno tanto sofferto in una guerra senza fine.
Papa Francesco, durante l’Angelus, ha parlato di costruire ponti che uniscono e di abbattere i muri che dividono.
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