L’Angelo del dopo Natale
E’ tempo di disfare il Presepe e di smontare l’albero di Natale che abbiamo messo su all’inizio dell’Avvento.
Solo qualche patacca qua le là o qualche luccichio d’argento ci ricorderanno i giorni di festa trascorsi.
Ogni angioletto, ogni luce dorata so che li ritroverò intatti al prossimo Natale.
C’è una cosa, però, rimarrà con me e non metterò nello scatolone …
Quando l’anno scorso misi via il Presepe e i cinque angioletti, tenni l’ultimo tra le mani …
“Tu resti”, gli dissi, “ho bisogno di un po’ della gioia di Natale per tutto il nuovo anno”
“Hai avuto fortuna!” mi rispose.
“Come?” gli chiesi.
“Ehm, io sono l’unico angelo che può parlare …”
“È vero! Ma guarda un pò! Un angelo che parla, non l’ho mai visto. Non può esistere!”
“Certo che può esistere. Succede soltanto quando qualcuno, dopo che il Natale è passato, vuole tenere con sé un angioletto, non per errore ma, perché desidera rivivere un po’ della gioia di Natale, come succede adesso con te.
Solo in questi casi noi angeli possiamo parlare, ma capita abbastanza raramente … A proposito, mi chiamo Enrico”
Da allora Enrico è sulla libreria nella mia stanza. Nelle sue mani regge stranamente un cestino della spazzatura. Abitualmente sta in silenzio, fermo al suo posto, ma quando mi arrabbio, mi porge il cestino e mi dice: “Getta qua!”
Io getto dentro la mia rabbia e la rabbia non c’è più. Qualche volta è un piccolo nervosismo, o uno stress, altre volte è una preoccupazione, a volte un bisogno, altre volte un dolore o una ferita che io da solo non posso chiudere, né riparare …
Un giorno notai, con più attenzione, che il cestino di Enrico era sempre vuoto.
Gli chiesi: “Scusa ma dove porti tutto quello che ci getto dentro?”
“Nel Presepe”, mi risponde.
“E c’è così tanto posto nel piccolo Presepe?”
Enrico, sorrise. “Stai attento. Nel Presepe c’è un Bambino che è ancora più piccolo dello stesso Presepe e il suo cuore è ancora più piccolo. Le tue difficoltà, non le metto proprio nel Presepe, ma nel cuore del Bambino. Capisci adesso?”
Stetti un pò a pensare.
“Questo che mi dici è complicato da comprendere ma, nonostante ciò, sento che mi fa felice. Strano, vero?”
Enrico aggrottò la fronte e poi aggiunse: “Non è per niente strano, ma è la gioia del Natale. Capisci?”
Avrei voluto chiedere ad Enrico molte cose, ma mise il dito sulla sua bocca:
“Pssst“, mi fece in tono garbato.
“Non parlare. Semplicemente, gioisci!”
Don Angelo Saporiti
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