Accoglienza del turista: un valore aggiunto?
Parlare di accoglienza del turista mi era sembrato fino ad ora una espressione ovvia e quasi banale, ma l’esperienza che sto sperimentando, dopo avere ereditato un progetto che mio marito coltivava da anni, ovvero la realizzazione di una struttura turistica ricavata da una antica casa colonica dove le persone, diceva Ezio, “dovevano sentirsi come a casa propria”, mi ha fatto cambiare idea.
In realtà questo era già il suo atteggiamento nei confronti di parenti, amici e vicini che quasi ogni sera trascorrevano con noi piacevoli serate estive sulla terrazza della casa di Scala.
Tra i molteplici obiettivi economici da raggiungere e gli ostacoli burocratici da superare, l’accoglienza non mi appariva all’inizio l’obiettivo più importante. Devo ora dire, dopo la sia pur breve esperienza di circa tre mesi dello scorso anno, che mi ero sbagliata di grosso.
L’accoglienza è un bene immateriale di grande valore costruito su di una serie di gesti, parole ed atteggiamenti come l’affabilità, l’ascolto, l’attenzione, la comprensione, la cordialità e la disponibilità che costano solo un po’ di tempo e di pazienza.
In realtà alcuni studi di marketing turistico, hanno ultimamente scoperto che l’accoglienza, suo malgrado, assume anche un valore economico, perché è un fattore determinante per lo sviluppo del settore ed ha una importanza strategica come strumento di promozione per gli operatori.
Una proposta turistica di qualità non può solo presentare mete esotiche e strutture prestigiose, ma deve necessariamente avere come punto di forza il fattore “accoglienza”.
Questo tipo di vacanza non può essere quella di massa pre-confezionata che del resto non sarebbe nemmeno consentita dal nostro territorio, ma è un turismo amante del reale e del naturale, che enfatizza la presenza del singolo, del quale l’operatore attento deve comprendere lo stato d’animo insieme a ciò che detesta e a quello che apprezza.
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