Amalfi Musical Opera: racconti, pulsioni, sensazioni

di - del 1 Maggio 2014 © diritti riservati
Amalfi musical operaLo spettacolo torna dal 3 Maggio 2014, nell’Arsenale della Repubblica di Amalfi ogni Mercoledì e Sabato alle ore 21.
Di seguito vi proponiamo il racconto, le pulsioni, le sensazioni dopo la visione di “Amalfi Musical Opera.”

Ma non è una recensione…

di Andrea Cataldi

No, questi fatti non li troverete nei libri di storia, e neppure sarebbe giusto cercarli in quei luoghi. Questa storia è fatta di poesia: l’arte che riannoda in uno tutti i tempi della storia e che s’alimenta solo di “amore e lealtà”.

La vicenda che qui viene rappresentata è una storia universale, fuori dal tempo. Antonio e Giovanna sono personaggi che rappresentano l’Amore raccontato dai poeti.
La cornice, invece, è quella vera degli eventi che ci furono narrati in un tempo che fu, lontano, perso nelle nebbie dei secoli andati, di cui poco si conosce e molto si narra. Un popolo forte della dignità che fu dei sui avi romani, preso in ostaggio tra rapaci saraceni e la finta protezione di un popolo decadente che ha dominato mezza Italia per due secoli, i longobardi. Amalfi, secondo la storia, e non solo la nostra storia, si affrancherà davvero dagli uni e dagli altri e darà inizio alla sua leggenda; correva l’anno 839…
Amalfi musical operaSì, lo ammetto, l’ideatore e gli esecutori di questo spettacolo mi hanno vigorosamente spiazzato, mi hanno sonoramente preso in giro! Li credevo, e loro stessi si stimano tuttora, dilettanti, volenterosi sì, ma pure sempre dilettanti; professionisti di tutt’altro, appassionati amatori, anche se ispirati dal sacro fuoco. Ebbene, loro, secondo la mia modesta visione, sono stati molto più di questo! Da consumati professionisti, loro, ogni sera, composti in un cast variegato e ben amalgamato, hanno cavalcato e ancora cavalcheranno con lo stesso ispirato impeto le passioni dei loro personaggi.
Mille volte Giovanna ha amato e ancora ama, e si dispera e torna ad accendersi di languida speranza.
Antonio, tante volte ancora scavalcherà montagne per il suoi sogni più grandi: l’amore, l’amicizia, i valori della sua giovinezza.
La disperazione non mancherà mai di portare al tradimento Carlo, nel travaglio di chi ha perso tutto.
Ritrovare la strada che porta alla redenzione è l’eterna ricerca del Cardinale Luigi.
La lealtà di Ottavio e di Livia sarà sempre cristallina come il loro cuore.
E poi Sicardo, il nero simbolo del male, che ancora “ruba memoria, sorrisi e lacrime” degli amalfitani di ogni tempo.

Amalfi musical opera

Poi c’è la musica, una musica che resta, che è il vero cuore pulsante dell’opera. Le arie sono ispirate, ben interpretare con gesti e voci, i testi sono coinvolgenti. Confesso che anche ora, mentre scrivo, fischietto la mia preferita, ma non dirò quale…

La storia, s’è detto, può essere intesa pure come semplice archetipo di tante altre, ma la musica caratterizza in modo suggestivo e unico il tutto! I personaggi si raccontano e raccontano passioni, cantano la loro identità! Languida la melodia se parla di sogni d’amore, vigorosa e coinvolgente quando vagheggia l’Amalfi ideale, una marcia poderosa, militaresca, miscelata dalla rabbia e dall’ingordigia del longobardo dominatore, e poi malinconica, sognando la vita che il cuore vorrebbe… e tanti altri umori, rancori, sentimenti, pulsioni.

La cosa che più ho amato? Senza dubbio la regia: spettacolare, ispirata, prorompente. E poi la messa in scena (luci, suoni, suggestioni visive) che inizialmente può spiazzare, confondere, perché impostata su tre orizzonti visuali. Ben presto, però, l’interattività prende il sopravvento nel gioco di equilibri della rappresentazione, ed il pubblico non è più solo “pubblico” ma protagonista insieme ai personaggi, personaggio esso stesso; diventa il popolo sopraffatto e vilipeso, diventa il coro silenzioso dell’Amore che da intimo e segreto si irradia con trasporto verso altri universi, verso la patria, verso se stessi! E diventa amalfitano di oggi e di ieri anche un giapponese, un tedesco, uno svedese!

No, non sono lodi spropositate le mie, dettate dal momento. C’ho pensato e riflettuto molto come sempre faccio prima di poggiare finalmente la penna sul foglio. Il mio elogio è sincero, soprattutto perché, oltre ogni cosa, oltre la bontà del lavoro e la forza delle buone intenzioni, ci vuole molto coraggio ad osare, a rinunciare al facile sorriso da strappare al pubblico per una facile farsa “scarpettiana” in un luogo come il nostro.

Questo “Amalfi” è un lavoro nuovo, diverso, potente, epico, poetico, e per certi versi ambizioso, una sana ambizione che spinge sempre a migliorarsi, senza adagiarsi mai.

Mi si permetta di dire, da poeta, il più bel complimento che un poeta può fare a dei colleghi… Alcuni versi, mentre li ascoltavo, ho desiderato di averli scritti io.

Riviva Amalfi allora, non in vane aspettative ma nella passione, nell’arte, nella sfrontata gioventù di un’idea! “Uniti si può cambiare la storia” cantano  tutti i personaggi nel coro finale… Non c’è nulla di più vero!

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