Dagli smartphone ai bei tempi che furono… anche le navi hanno un cimitero
Diario di viaggio di un navigante amalfitano
di Salvatore Barra
Msc Maria Saveria , 15 Maggio 2016 – In Porto a Colombo
Puntuali come un treno, alle 7:00 del mattino siamo giunti a Colombo, Capitale dello Sri Lanka, dove ritorno dopo sei anni, anche se ricordo quel giorno come se fosse ieri, il 9 settembre 2010 quando fui imbarcato sulla Msc Vittoria.
Dopo giorni di pioggia e di vento monsonico a Colombo era una luminosa giornata settembrina, mentre ad Amalfi le condizioni meteo non erano delle migliori. Mia moglie, a telefono, non nascondeva preoccupazione per le piogge torrenziali che si stava abbattevano sulla Costiera Amalfitana. A quei tempi non eravamo ancora dotati di collegamento internet e solo giorni dopo fui avvisato della terribile alluvione di Atrani, degli ingenti danni e che c’era una persona dispersa.
Per noi uomini di mare, i fatti che riguardano la famiglia, la terra in cui viviamo, ci fanno soffrire terribilmente, perché la lontananza ci rende impotenti nel dare conforto e spesso l’immaginazione che segue alle notizie giunte a bordo ci fanno stare veramente male: siamo in mezzo al mare impossibilitati sopratutto nel poter ritornare e stare vicini alle persone care.
Dopo sei anni circa, Colombo è sotto una pioggia battente, con raffiche di vento da 40 nodi, ormeggiamo con non poche difficoltà, bagnati come pulcini nonostante le cappotte cerate.
A causa del cattivo tempo, le operazioni portuali sono interrotte, i marinai controllano costantemente i cavi di ormeggio, un’operazione che ha consentito solo a poche persone di visitare la città. I più fortunati, mi hanno riferito di una città alquanto sicura e gradevole rispetto a qualche anno fa in cui era vietato uscire a causa della imperversante guerra civile tra il governo locale ed i separatisti Tamil. Al momento si dice che la maggior parte dei separatisti sia stata sterminata, ma non si conoscono né i dettagli; né l’entità delle vittime di una guerra invisibile. La speranza è sempre per un futuro migliore.
18 Maggio 2016
Nella tarda serata si riparte per il porto indiano di Nhava Sheva – uno dei tantissimi terminal portuali della baia di Mumbay ( ex Bombay) – occorreranno circa 42 ore di navigazione per coprire la distanza tra i due porti. In India l’ultima volta approdai nel 2002 con la Msc Marina in occasione di un evento speciale: portare una nave allo scasso.
Eravamo salpati il pomeriggio del 4 giugno 2002 dal porto Sudafricano di Durban. Il cuore mi batteva forte e la mente intrisa di tristezza per l’ultimo viaggio di quella nave che in quel porto non sarebbe mai più tornata. Destinazione Alang, una spiaggia indiana dove le navi sono arenate in attesa di demolizione: un vero e proprio cimitero!
La MSC Marina fu costruita nel 1970 nei cantieri navali di Rostock (ex Germania dell’Est), originariamente classificata nave da carico generale, era stata poi trasformata in portacontenitori. Lunga 146 metri, a quei tempi era la più piccola nave della nostra flotta capace di trasportare 350 containers. Di quel viaggio non riuscivo ad accettare l’idea che toccasse a me condurre quella nave al suo ultimo viaggio, fu come partecipare ad funerale: il funerale di una nave!
La Msc Marina aveva scalato con altra compagnia di navigazione anche i porti di Salerno e Torre Annunziata e rovistando nell’archivio trovai una carta nautica del porto di Amalfi del 1964, fu per me una grande emozione.
La mappa non riportava l’attuale darsena, né il “bar SITA” che era indicato come “DOGANA”. Il corso delle Repubbliche Marinare (lo stradone), era indicato come via Flavio Gioia ed il corso del fiume Canneto raffigurato ancora parzialmente scoperto.
Quell’immagine mi riportò al 1964, avevo 6 anni ed Amalfi era una tranquilla cittadina, senza problemi di traffico, parcheggio, di caos… I bambini uscivano in strada senza incorrere in grossi pericoli; c’erano spazi dove ci si divertiva, con poco.
Al piazzale dei Protontini e nell’adiacente strada si giova a pallone, nonostante i rimproveri di chi diceva: “che doveva lavorare”.
Ricordo che nel piazzale raramente arrivassero auto in manovra e quando capitava i “calciatori” si fermavano aspettando che il veicolo si allontanasse, immobili fino ad un secondo prima della ripresa del gioco, quasi da fermo immagine.
In quegli anni di boom economico, nei negozi erano esposte in bella vista le prime bacinelle di plastica, i cesti, le buste, i giocattoli, le prime buste di patatine Pai, una vera novità.
Le case erano in vendita a poco, i fitti delle case più accessibili; nei quartieri le relazioni umane del vicinato erano moto più vere rispetto ai giorni nostri.
A quei tempi le porte delle case erano sempre aperte ed all’imbrunire i vicini trascorrevano un po di tempo “fuori la porta” in piacevoli conversazioni, i moderni inciuci.
I ragazzi erano organizzati in “bande” rionali (famosa quella di valle dei mulini), giovani e adolescenti che si portavano dietro anche i fratellini, fin dalla tenera età si usciva in strada senza problemi.
Che nostalgia! Quella carta nautica del porto di Amalfi ha quasi cinquant’anni, la custodisco gelosamente e con amorevole cura.
Ad Alang giungemmo il 21 Giugno del 2002 – col favore dell’alta marea, arenammo la nave per poi abbandonarla con le lance di salvataggio. Il giorno dopo rientrammo in Italia con volo da Mumbay e fu da quel giorno che manco dall’India. Quell’esperienza rimarrà indelebile nella mia memoria.
20 Maggio 2016
Siamo in India – verso le 16:00 approdiamo nella rada di Mumbay ed alle 19:00 ormeggiamo al porto contenitori di Nhava Sheva. Solita invasione di autorità portuali, sempre molto esigenti nelle richieste. Prendo atto amaramente che qui il tempo sembra essersi fermato al 2002, apparentemente nulla è cambiato se non l’uso sfrenato degli smartphone che hanno invaso il pianeta.
21 Maggio 2016
Vengo avvisato dal Primo Ufficiale che un marinaio ha gravi difficoltà motorie, mi spiega che a causa della perdita di equilibrio aveva compiuto un brusco movimento ed avvertiva un forte dolore alla coscia destra, così intenso da non riuscire più a camminare.
Contatto immediatamente il referente di terra ed organizziamo il trasporto in ospedale.Il marinaio di nome Jovan è molto preoccupato, lo tranquillizzo ma il risultato dell’ecografia non lascia dubbi: “Lesione al Bicipite femorale destro“.
I medici indiani vorrebbero operarlo subito, ma il marinaio chiede di essere curato dai medici di sua fiducia, non perdiamo tempo, sbarco in tempi record – biglietto aereo e formalità di rimpatrio – considerando la giornata semi festiva, di sabato, è un miracolo. L’aiuto del referente indiano è stato fondamentale, a volte siamo troppo precipitosi nel giudicare persone di altre nazionalità.
22 Maggio 2016 Domenica
Alle 4:00 ora locale, siamo partiti da Mumbay per Mundra, altro porto indiano. Mentre scrivo, penso al marinaio Jovan in volo verso casa.
Jovan è stato imbarcato a Gioia Tauro appena 20 giorni fa, era andato via da casa con la certezza di lavorare e guadagnare per la sua famiglia, per i suoi bambini. Ora sta tornando a casa psicologicamente abbattuto e con una prospettiva di guarigione lunga. Anche questo fa parte della nostra vita di bordo… e la navigazione continua…
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