Diario di viaggio: I predoni del mare

di - del 10 Giugno 2015 © diritti riservati

mappa-alto-rischio-pirateriaDiario di viaggio di un navigante amalfitano

di Salvatore Barra

Msc Kalina – 10 Giugno 2015 In navigazione da Salalah (Oman) a Singapore

Oggi 10 Giugno 2015, ci troviamo nel mezzo dell’Oceano Indiano. Ad occidente abbiamo la Somalia, ad Oriente l’India. Stiamo procedendo verso Singapore.
Il Monsone – vento periodico – spira forte e teso da Sud Ovest – l’aria è umida, le nuvole gonfie di piogge. Le onde del mare superano i tre, metri di altezza.

Anche se con queste condizioni meteo marine non vi sono le condizioni per possibili attacchi, oggi dal mio diario di viaggio vi parlerò dei pirati.

La pirateria marittima ha radici che si perdono nella notte dei tempi, ed ha ispirato, da sempre, poeti e romanzieri; registi cinematografici e televisivi, che hanno scritto libri e prodotto film di grande successo. L’esercizio della pirateria, insomma, affascina, in un certo senso, il popolo romantico; ma nella realtà non è così. Fin dalle origini questa pratica criminale si è evoluta parallelamente allo sviluppo della navigazione ed ai traffici marittimi. Abbiamo testimonianze di marinai tenuti in ostaggio per mesi , in condizioni disumane, ai limiti della sopravvivenza.

navePer i pirati la Msc Kalina impiegata sulla linea commerciale che collega i porti del Mediterraneo con quelli dell’Estremo Oriente, sarebbe una preda molto appetibile, sia per il valore della nave in se; sia per la mercanzia trasportata. Le nostre rotte, Mar Rosso, Golfo di Aden ed Oceano Indiano, ad Est delimitato dalla costa indiana mentre Sud fino all’arcipelago delle Seychelles, sono considerate zone “ad alto rischio pirateria”, e durante una traversata, la tensione e lo stress salgono alle stelle.
Un attacco può avvenire in qualsiasi momento, ma per i predoni del mare le ore crepuscolari sono le migliori per entrare in azione.
Diverse le tecniche di abbordaggio. I moderni pirati sono ben organizzati, ricorrono a sofisticate tecnologie e “intelligence” e sono ben armati ed equipaggiati. Generalmente si servono di un’imbarcazione di modeste dimensioni, tipo un peschereccio per intenderci, nel quale possono nascondersi e nascondere (o rimorchiare) i cosiddetti barchini; mezzi velocissimi con i quali attaccano le navi.

I pirati si servono di scale e rampini per abbordare la nave. Armati con pistole, mitra e fucili lancia razzi (RPG), spesso compiono l’azione sotto gli effetti di stupefacenti, che li rende maggiormente pericolosi.
La nostra organizzazione antipirateria è basata tutta sulla prevenzione. Due giorni prima di entrare nella zona ad alto rischio – HRA – High Risk Area – contattiamo l’UKMTO – la Nato ed altre forze di coalizione militari, cui forniamo i dati relativi della nave, della navigazione, del carico e del personale imbarcato.
Le forze navali antipirateria ci monitorano costantemente, ed avvisano di imbarcazioni sospette e delle attività di pirateria svolte in zona. La nostra organizzazione antipirateria di bordo, invece,  si basa su due elementi: la prima è di “difesa passiva” della nave, ovvero le misure atte a scoraggiare un possibile attacco, pirati maretipo: 1) l’utilizzo di filo spinato; 2) piazzare sagome di legno a mo’ di sentinelle armate; 3) spruzzare acqua ad alta pressione fuoribordo; 4) chiudere tutte le entrate sul ponte di coperta; 5) oscurare completamente la nave di notte… e così via.

La parte più interessante ed importante è l’addestramento dell’equipaggio. Il personale viene adeguatemene preparato per affrontare questo tipo di emergenza, in modo tale che quando suona l’allarme ognuno sappia cosa fare e come comportarsi se catturati.
Nel caso di abbordaggio, il punto di riunione per l’equipaggio è “la cittadella”, un locale provvisto di servizi igienici, strumentazione per comunicare con l’esterno, scorte di cibo, acqua e medicinali.
Il locale si chiude solo dall’interno con porte e lamiere rinforzate.

Sulla nave c’è anche un servizio di guardia in plancia, svolto da Ufficiali e vedette. L’ufficiale di guardia in plancia riceve delle precise istruzioni dal comandante sulla distanza minima da tenere rispetto a imbarcazioni sospette. L’ufficiale di guardia in sala macchina deve essere sempre pronto ad aumentare la potenza del motore al massimo. La nostra velocità massima supera i 25 nodi.

Dal 2012 in questa zona, gli attacchi di pirateria sono diminuiti o scomparsi del tutto. Tuttavia, questa potrebbe essere una tattica dei pirati, che potrebbero sperare in un ritiro delle navi militari. L’attenzione rimane alta. In particolari situazioni, l’armatore decide che il solo equipaggio potrebbe non bastare a fronteggiare la minaccia di pirateria e quindi si avvale di guardie armate, che imbarcano e rimangono a protezione della nave solo nei tratti di mare considerati pericolosi.

Sulle nostre navi, battenti bandiera panamense, questi uomini sono principalmente ex Mariners della marina Inglese. Per le navi battenti bandiera italiana vengono impiegati i Maro’ del Battaglione di San Marco della nostra Marina Militare.

 

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