“I due Ciro”
Per un beffardo gioco del destino, nel momento in cui la nazionale italiana di calcio, battuta dall’Uruguay, abbandonava il mondiale brasiliano, si sono aggravate le condizioni di Ciro Esposito, il tifoso napoletano colpito a morte il 3 maggio scorso, prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina.
Sono rimbalzati sui media ed i social network i due Ciro, figli della stessa terra: la Campania, costretti a giocare partite parallele con due destini incrociati seppur lontanissimi.
Ciro Immobile giocatore e Ciro Esposito tifoso.
Le speranze del primo erano tutte concentrate nel realizzare il sogno di ogni calciatore: esordire in un mondiale con la maglia azzurra ed a suon di “goal” portare la propria nazionale a superare il turno. Le premesse c’erano tutte: Immobile è il capocannoniere della serie A nell’ultimo campionato.
L’altro Ciro, tifoso del Napoli, giaceva in un letto del Policlinico Gemelli e lottava per la sopravvivenza.
Adesso che la giovane vita si è spezzata, non ci resta che fermarci e riflettere: vale la pena morire per il calcio?
Un calcio che, negli ultimi tempi, è sempre più in mano a frange estreme di pseudo tifosi che la polizia e le Società non riescono a fermare!
Le parole sussurrate, con un fil di voce e con voce rotta dal pianto, dalla signora Antonella Leardi, madre di Ciro: “mi auguro che la morte di Ciro non sia vana e quello che è successo non si ripeta più, noi non vogliamo vendetta ma solo giustizia e verità“.
Non ci resta che stringerci intorno alla famiglia con le nostre preghiere e con tanto affetto.
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