I miracoli di Sant’Andrea raffigurati nelle lunette della Cripta
di Salvatore D’Amato e Giusy Severino
Nel ciclo di affreschi del XVII sec. presente nella volta e sulle pareti della Cripta del Duomo di Amalfi, ve ne sono due nelle lunette che si trovano di fronte all’altare centrale una a sinistra a l’altra a destra raffiguranti due episodi molto interessanti legati alla presenza del corpo dell’Apostolo Andrea in quel luogo.
Il primo, quello a sinistra, narra del primo miracolo compiuto ad Amalfi dal Santo Apostolo proprio mentre l’urna con i suoi resti faceva solenne ingresso nella Cattedrale l’8 maggio 1208 trasportata a spalla dai prelati della Arcidiocesi.
Dalla ricostruzione filologica effettuata con Giuseppina Severino dei vari manoscritti relativi alla Translatio e pubblicata nel volume “Dal lago di Tiberiade al mare di Amalfi” nel 2008 è risultata chiara traccia del fatto in questione. Le cronache raccontano, infatti, che un bambino, affacciatosi entusiaticamente ad una delle finestre dei matronei per godersi lo spettacolo, cadde facendo un volo da rilevante altezza e che tutti rimasero stupefatti quando essendosi avvicinati per soccorrerlo, si accorsero che era praticamente illeso. Ciò fece gridare subito al miracolo.
Più complessa, invece, è la ricostruzione relativa al contenuto dell’affresco della seconda lunetta, quella di destra.
Noi pensiamo di aver individuato la giusta lettura grazie all’attenta analisi di un’opera del canonico don Nicola Camera “Breve Istoria della vita, traslazione e miracoli del gloriosissimo apostolo S. Andrea protettore della città di Amalfi“, edita in Potenza nel 1830. Il riferimento sarebbe da individuarsi alle pp. 40-49. L’autore dell’affresco de quo potrebbe aver tratto, a nostro avviso, tratto ispirazione dal fulcro centrale della narrazione di seguito sinteticamente riportata, vale a dire dalla sequenza nella quale il demonio, celatosi sotto le mentite spoglie di una bella fanciulla, tentatrice del santo vescovo, sta per essere scoperto grazie all’aiuto di S. Andrea in foggia di pellegrino. L’intreccio narrativo generale del miracolo era il seguente.
La fanciulla si era inizialmente presentata al vescovo vestita da maschio, chiedendogli di udirla in confessione. Durante il colloquio, ella gli rivela di essere stata costretta dal padre ad abbandonare il proprio voto di castità in quanto promessa in sposa ad un nobile uomo. Con il suo eloquio e le sue astuzie, il diavolo riesce a commuovere e turbare il vescovo, tanto che costui l’invita a desinar seco. Qui, come scrive il canonico Camera, ‹‹ egli <scilicet: il demonio> gli si pone d’incontro e dà principio alla guerra contro l’amico di S. Andrea ››.
Per dare efficacia alla sua malefica azione, circuisce il vescovo con sguardi e sorrisi ammiccanti. A questo punto, accortosi S. Andrea che ‹‹ il suo divoto era strettamente assediato con pericolo di cedere […], prende foggia di Pellegrino e s’accosta al palaggio episcopale dov’era nel maggior fervore la guerra, vicin’ a terminarsi col trionfo del demonio››. L’apostolo bussa alla porta e chiede di essere ricevuto dal vescovo, ma il demonio in veste di donna convince il prelato che quel tale doveva essere un povero insolente, ‹‹ che va pitoccando porta per porta; onde per toglierlo da far più rumori se gli dia la limosina e si licenzii. ››.
Il vescovo fa in tal modo ed invia il portinaio con un’elemosina dal pellegrino, che, tuttavia, risponde di non averne bisogno ed insiste nel voler essere introdotto in udienza. Riferita la richiesta il portinaio, il vescovo ‹‹ entra in curiosità di sentire il pellegrino ››. L’infernale donzella suggerisce allora di mettere alla prova la sapienza dello straniero per il tramite del portinaio al fine di accertarsi se fosse degno di essere ricevuto. Così vengono di volta in volta posti tre quesiti al pellegrino attraverso il portinaio. Alla risposta del terzo dubbio il portinaio ‹‹ restò stordito ›› e comprese ‹‹ la bella donzella esser un demonio dell’abisso, venuto a far qualche danno al vescovo ed alla sua famiglia, onde s’atterriva di rientrare dove quella era, dubitando che avea ad essere il primo a sperimentarne la fierezza; pure si fece animo con raccomandarsi a Dio, si premunì con farsi mille croci ed entrò spaventato nella stanza ed il primo a guardar fu la donzella e ne restò atterrito.››. Egli raccomandò al vescovo di fare gli esorcismi, perchè dalla risposta che il pellegrino aveva dato al terzo interrogativo era ben chiaro che la donzella doveva essere un demonio sotto mentite spoglie. ‹‹ Tutto il consesso dei convitati, al sentire il portinaio, si segnò col segno della santa croce ed il demonio, vedendosi scoperto, diede in orrendi urli e ruggiti e più non si vide.››.
Naturalmente anche del pellegrino si persero le tracce, ma, dopo un certo tempo, un santo uomo rivelò al vescovo che a venirgli in soccorso era stato l’ apostolo S. Andrea.
Questo sarebbe il secondo miracolo ricordato negli affreschi della Cripta legato alla figura di Sant’Andrea di cui ci accingiamo a festeggiare il dies natalis il 30 novembre prossimo.
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