La Cattedrale di Amalfi e la sua facciata
di Gennaro Esposito
L’attuale centro urbano di Amalfi corrisponde totalmente a quello dell’antica città medievale. Il principale luogo di culto cattolico della florida Repubblica Marinara di Amalfi è rappresentato dal complesso della Cattedrale, formato da due basiliche accostate ed un tempo comunicanti.
La più antica, costruita sui resti di una cattedrale paleocristiana del VI secolo, era dedicata alla Vergine Assunta, un tempo protettrice di Amalfi. A questa basilica-cattedrale del IX secolo ne fu affiancata un’altra nel 987 per interessamento del Duca di Amalfi Mansone I.
Questa nuova Cattedrale è dedicata ad un santo venerato sia dalla Chiesa Cattolica che da quella Ortodossa. Si tratta dell’Apostolo Andrea, protettore dell’intera diocesi amalfitana almeno sin dalla prima metà del X secolo. Uno degli elementi artistici di maggior valore della nuova Cattedrale è senza dubbio la porta di bronzo realizzata a Costantinopoli e donata all’Episcopio di Amalfi nel 1057 da Pantaleone de Comite Maurone, ricco mercante appartenente ad una famiglia, che costruì le proprie fortune sul commercio con Bisanzio e con vari centri della costa siro-palestinese. Questa porta presenta quattro figure ageminate in argento, raffiguranti Cristo, la Vergine, S. Andrea e suo fratello S. Pietro. Di fronte al Chiostro, un cimitero per i nobili della città, si erge il campanile della Cattedrale, la cui costruzione venne iniziata nel 1180 e portata a termine da un autorevole ecclesiastico amalfitano, l’Arcivescovo Filippo Augustariccio.
La Cattedrale, edificata in una posizione strategica sia dal punto di vista della centralità sia da quello della difendibilità, su di un pianoro rialzato di circa 20 metri sul livello del mare, ospitò per breve tempo la più antica protettrice di tutti gli Amalfitani, nonché patrona della città di Minori: S. Trofimena. Appena si giunge dinanzi ai sessantadue scalini che conducono all’atrio della Chiesa, è impossibile non notare la sua meravigliosa facciata in stile riecheggiante l’architettura normanna campana inaugurata nel 1891, conclusisi i lavori di restauro ad opera di Enrico Alvino e di Domenico Morelli.
Attingendo da documenti conservati nell’Archivio Storico del Comune e da una lettera redatta dall’allora sindaco Salvatore Amatruda, gli storici possono datare con precisione la caduta della facciata della Cattedrale di Amalfi al 24 Dicembre 1861. In particolare dalla lettera del Primo Cittadino apprendiamo che la città fu colpita alle 6:15 del mattino da un vento violento ed impetuoso, che fece crollare una porzione del soffitto che sovrastava l’atrio e una colonna colossale di antica forma.
In tale documento non vengono però menzionati i danni che furono riportati dalla facciata del complesso architettonico famoso in tutto il mondo, ivi sono conservate le Reliquie del venerato S. Andrea. Un verbale redatto il 26 Dicembre dello stesso anno da una commissione presieduta dall’architetto salernitano Lorenzo Casalbore, però, fornisce informazioni più dettagliate, menzionando anche le condizioni del portico ed i crolli registrati a scapito della facciata barocca del tempo.
“ Degradato tutto il rivestimento dei pilastri, che compongono l’ornato del frontespizio, essendosi quei membretti si sono staccati dal muro”: ecco il richiamo della commissione, che rende evidente l’imprecisione della lettera del Sindaco. L’importante compito di progettare il restauro fatto a spese del Comune, che godette di generosi finanziamenti da Pio IX e dall’arcivescovo Maiorsini, fu affidato in un primo momento a L. Casalbore, ma poi, a questi, entrato in dissenso con l’amministrazione comunale e gli uffici comunali e statali competenti, fu revocato.
Il nuovo progettista Enrico Alvino, un architetto e urbanista di origini milanesi, attivo particolarmente a Napoli nella seconda metà del XIX secolo, fu espressamente incaricato di proporre un nuovo organismo, ispirandosi alla presunta immagine originaria della facciata, da desumere dalle poche vedute disponibili e dai pochi segni di essa rimanenti. In questa impresa, già affrontata, ma senza benefici dall’architetto Casalbore, fu di rilevante importanza la collaborazione dello storico amalfitano Matteo Camera, attento osservatore della Cattedrale tanto che già nel 1836, quando ricopriva il ruolo di ispettore degli scavi e delle antichità della Provincia di Salerno, segnalò che l’Atrio di Amalfi era coperto “ di costruzione semi-gotica”.
Morto nel 1876, i lavori furono portati a termine da L. Della Corte e Guglielmo Raimondi. Il disegno dell’Alvino abbraccia in unico concetto unitario la facciata ed il portico e potremmo definire il suo progetto più una libera creazione che una vera ricostruzione della facciata e dell’atrio antico. Il suo progetto “ di rinascita della facciata del maestoso Duomo” non riuscì a sottrarsi alle critiche del tempo, infatti ricevette severe censure del Venturi e del Toesca, due autorevoli critici che definirono i suoi lavori come “ sfrenati restauri che recarono l’ultima deformazione al glorioso ed insigne monumento”. Se si prescinde da certi pregiudizi e si considera la nuova facciata, come opera a sé stante, non si può non riconoscervi dei notevoli pregi. È una massa mirabilmente intonata nella sua magnifica cornice, e respira nell’atmosfera che la circonda come cosa viva e moderna. Non per nulla essa è tra i soggetti più ammirati e più popolari d’Italia.
La decorazione del frontone, che forma un triangolo quasi equilatero di dodici metri alla base, fu affidata a Domenico Morelli, pittore e politico italiano, che fu senatore del Regno d’Italia nella XVI Legislatura. Egli concepì immergere la S.S. Trinità in un fulgore di bianco e d’oro, e nelle dodici edicole, posizionate sulla linea orizzontale sopra il secondo ordine di finestre, pose le figure dei dodici Apostoli. I cartoni compiuti nel 1889, con l’aiuto del suo fedele discepolo Paolo Vetri, furono tradotti in mosaico dalla ditta Salviati di Venezia; ma la traduzione non riuscì fedele, in quanto Venezia inviò il “ freddo lavoro delle moderne officine”.
È possibile ammirare l’opera del Morelli nel Museo Municipale, ivi è possibile ammirare, intorno al frontone, gli Apostoli che si fondono con tutte le altre componenti dando così vita ad un’unica visione. Il pittore ha visto Gesù fra gli angeli che, rifacendoci all’Apocalisse, possono essere paragonati ai vegliardi, che offrono al loro Re le proprie corone. Intorno alla sfera, che sembra difendere o evidenziare Gesù, vi sono, sia a destra che a sinistra, due gruppi di figure, che prostrate ai suoi piedi, si umiliano.
Nel colore domina il tono delle gemme, principalmente nell’azzurro e nel verde, mentre nelle stoffe di alcuni Apostoli è evidente l’uso della porpora accanto ai colori bianco e oro che rappresentano la Luce.
Ad Amalfi, però, non è solo possibile ammirare le bellezze architettoniche di cui la piccola Repubblica Marinara fa sfoggio, infatti accanto a queste sono particolarmente meravigliosi e magici anche i luoghi naturali come la Valle della Ferriera, che può trasmettere nozioni culturali degne di essere conosciute.
Si ringraziano per l’aiuto e la preziosa collaborazione: Il Centro di Cultura e Storia Amalfitana ed il Prof. Giuseppe Gargano
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