La foto che ha scioccato il mondo: “Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle?”
Questa foto sta facendo il giro del mondo attraverso i social, ritrae un bambino siriano annegato sulla spiaggia di Bodrum. Quel bambino è l’ennesima tragedia dei migranti.
Ci sono poche parole per commentare… i media hanno scelto senza sensazionalismi di guardare in faccia questa tragedia.
A un sì grave accadimento che tocca il cuore e lascia senza parole, ritornano attuali le parole del Sommo Pontefice, pronunciate a Lampedusa nel 2013:
“Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno. Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io”.
“Oggi – ha affermato il Papa – nessuno si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parla Gesù nella parabola del buon samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo ‘poverino’, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci sentiamo a posto.
La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, – ha aggiunto Francesco – ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza.
Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro. Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni.
La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti ‘innominati’, responsabili senza nome e senza volto. (da Lampedusa 08 luglio 2013)”
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