La processione di Gesù morto
Nel precedente articolo sul Venerdì Santo ad Amalfi (clicca qui) abbiamo visto che che il 9 novembre 1955 la Sacra Congregazione dei Riti emanò il decreto Maxima Redemptionis che modificò la liturgia della Settimana Santa e dispose la celebrazione nelle ore pomeridiane di tutte le funzioni del triduo pasquale tranne la Messa crismale. Tali modifiche erano state anticipate nel 1951 dallo spostamento alle ore notturne del sabato santo della solenne Veglia Pasquale (Decreto della S. C. R. Dominicae Resurrectionis del 9 febbraio 1951).
Il venerdì santo fu eliminata al mattino la Messa dei Presantificati, così detta in quanto la comunione avveniva con le specie consacrate il giorno prima. Fu istituita nel pomeriggio la celebrazione dell’ Azione Liturgica, che ad Amalfi iniziava tra le 15 e le 16, sostituendo la pia pratica delle Tre ore di agonia.
La processione di Gesù morto cominciò a svolgersi più tardi, non più alle 18 ma quasi un’ora dopo. Precisamente tra le 18.45 e le 19.00 (ora solare) come puntualmente annotato da don Gabriele Vissicchio nei suoi diari. Sembra che questo ritardo fosse anche dovuto alla necessità di aspettare la banda impegnata nella processione di Minori. In pratica mentre in precedenza iniziava di giorno e terminava all’imbrunire ora durante il percorso calavano le tenebre della notte.
Nel periodo tra il 1965 e il 1968 alcuni giovani amalfitani, cioè, in rigoroso ordine alfabetico, Andrea Amendola (detto “Barbone”), Enzo Bertella, Gennaro Di Lieto, Ennio Iovane, Franco Minutolo, allo scopo di migliorare e rendere più suggestiva la manifestazione, proposero di apportare alcune modifiche.
La più rilevante fu di far svolgere il corteo per le vie cittadine illuminate solo da fiaccole. Tale proposta fu accettata dall’autorità ecclesiastica e dal Priore dell’Addolorata dell’epoca, avvocato Alfonso Iovane. Se ci fu spostamento dell’orario di inizio all’imbrunire, questo non dovette essere molto sensibile, e comunque avvenne in via di fatto poiché per tutti gli anni Sessanta l’orario in programma rimase sempre alle 18.30 (ora solare, fonte la Voce del Pastore).
Nel percorso della processione fu introdotto il passaggio per la Porta della Marina. A causa dell’oscurità la bara non era visibile perciò si pensò di illuminarla con un faro detto “occhio di bue” posto a distanza.
In testa alla processione era portata una croce nera con sudario bianco che fu sostituita da una grande croce dipinta presente nella sacrestia dell’Addolorata e restaurata per lo scopo. Si intervenne anche sul corteo dei battenti, circa una quarantina, i quali grazie all’anonimato dato dal cappuccio non brillavano per disciplina. I loro camici erano vecchi e logori, in pochi portavano un lampione, gli altri dovevano accontentarsi di una candela. Furono selezionate le persone ritenute più adatte. Nel giro di qualche anno la congrega acquistò nuovi camici e 100 lampioni. Nel 1975 ad iniziativa di Gaspare Di Lieto il corteo si arricchì di 6 grandi lampioni ai lati della bara e l’anno successivo di altri 4 accanto all’Addolorata. Dal 1983 la processione si apre con la nuova grande croce dipinta da Mario Di Lieto, atrio e scalea del duomo sono illuminati da bracieri di rame con fiaccole.
Sul finire degli anni Sessanta cominciò a partecipare alla processione anche la Corale Aloisiana, diretta dal guanelliano don Giovanni Coletta, il quale introdusse alcuni canti polifonici ancora oggi eseguiti dal coro del duomo: O Capo Insanguinato di Bach, Vexilla Regis di Paisiello, Stabat Mater di Zimarino. Inizialmente l’esecuzione di questi brani non fu accolta bene dalla gente che intendeva ascoltare e cantare Sento l’amaro pianto e Veder l’orrenda morte, così come in un’occasione suscitò molto malumore l’uscita della processione con il Parce Domine.
Oggi l’evento mantiene l’aspetto ideato negli anni Sessanta, ad eccezione dell’orario di inizio, che era l’imbrunire e non la notte. Negli ultimi anni la novità più importante riguarda il corteo dei battenti, ora composto anche da donne.
La processione di Gesù morto è la manifestazione sacra amalfitana che richiede maggiore preparazione. L’evento coinvolge probabilmente più di duecento persone tra organizzatori, confratelli dell’Addolorata, portatori delle statue, battenti, coro, scout, e così via.
Ad un occhio esterno può sembrare immutata nel tempo, e nei tratti principali effettivamente lo è, tuttavia si cerca di migliorarla ogni anno. L’obiettivo secondo Gennaro Di Lieto, ancora oggi anima dell’organizzazione, è scuotere la sensibilità dei presenti, non semplici spettatori ma partecipi dello spirito della rievocazione.
(Testimonianze raccolte dai fratelli Gaspare e Gennaro Di Lieto, Ennio Iovane, Franco Minutolo)
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