La scaltrezza evangelica
La scaltrezza evangelica
di don Antonio Landi
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano“.
Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Perché Gesù propone ai suoi discepoli come figura di riferimento un amministratore disonesto e falso? La sua scaltrezza, in fondo, serve a tutelare la sua persona in vista del futuro, ma danneggia ulteriormente il patrimonio del suo padrone! In realtà, dell’amministratore corrotto si evidenzia non soltanto l’acutezza d’ingegno, ma anche la capacità di non darsi per vinto, di non rassegnarsi al corso del destino. In questo senso Gesù intende far capire ai suoi discepoli e a noi oggi: se quell’uomo si è dato così tanto da fare per non restare inoccupato, quanto più noi dovremmo impegnarci per l’annuncio del Vangelo e per entrare nel regno dei cieli?
Dio vi benedica!
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