L’Annucio della Salvezza
In questa terza domenica d’avvento ancora una volta possiamo meditare sulla scia del profeta Isaia (Prima Lettura Is 61,1-2.10-11), l’apostolo Paolo (Seconda Lettura 1Tes 5,16-24) e infine, la pericope evangelica di Giovanni (Gv 1,6-8.19,28).
Il filo rosso che congiunge tutta la parola di Dio è l’annuncio della salvezza per mezzo di qualcuno identificando la figura del profeta prima in Isaia e poi nel brano evangelico in Giovanni Battista; ma la presenza in tutto questo è lo Spirito del Signore Dio che è sul profeta, che lo consacra con l’unzione, quindi un elemento maturale, un segno, e che rimanda poi ad un annuncio, una buona novella, che è salvezza.
Cosa fa in tutto questo lo Spirito?
Fascia le ferite della nostra anima, i cuori spezzati dal dolore, sostiene chi annuncia la buona notizia, liberando i prigionieri dal male e dal peccato e per consolare gli afflitti (Mt 11,5; Lc 4,18-19).
Il profeta quindi, presenta la sua vocazione di annunciatore e di missionario assumendo anche il servizio ai deboli ai bisognosi agli ultimi. In tutto questo, l’anima del profeta, gioisce nel Signore ed esulta, nel suo Dio, rivestendolo di quella salvezza da lui stessa annunciata, paragonandosi a come uno sposo che si cinge del suo diadema e come una sposa che si adorna di gioielli per il suo amato (giorno delle nozze).
Infine si paragona ad un giardino che fa germogliare i semi che sono la speranza, la gioia, l’amore, la giustizia e tutti i popoli riconosceranno che Dio è il Signore. Tutta la terra è invitata ad ascoltare l’annuncio, la buona novella del Regno, perché il re (Dio) ha proclamato la sua venuta e la sua giustizia a chi è nella sofferenza e nell’ingiustizia.
Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi, vuole riprendere la comunità di Tessalonica a non disprezzare le profezie, di non spegnere la forza dello Spirito e di pregare ininterrottamente, accogliendo tutto, con un adeguato discernimento (criterio di giudizio), così accogliendo ciò che è buono ed evitando ciò che è male. Infine Paolo conclude la sua lettera esortando i fratelli a rimanere irreprensibili nell’anima, nel corpo e nello spirito, nella santità fino alla venuta del Signore Nostro Gesù Cristo.
Al termine della liturgia della Parola incontriamo sul nostro cammino meditativo Giovanni “il discepolo amato”, che attraverso l’inno inerente al Verbo apre in maniera al quanto solenne il suo Vangelo quasi a riprendere la tradizione scritturistica dei sapienziali (Pr 8,22-26 e Sir 24,1-11). Dio fatto uomo, è venuto nel suo popolo, ma la drammaticità sta nel fatto che vi si verificherà una divisione sostanziale tra il “mondo” (Diavolo) e i “suoi” (Gesù e i discepoli), tra le tenebre e la luce.
Alla fine vi è la testimonianza del Battista che si dichiara di non essere il Cristo, l’unto del Signore, l’atteso delle genti, i sacerdoti e leviti chiedono allora;
Chi sei veramente?
Giovanni il Battista, esplicitamente dichiara: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore” (Gv 1,23; Is 53), infine loro chiedono a lui: non sei Elia, non sei il Cristo e perché allora battezzi?
Giovanni risponde diversamente dicendo: “Io battezzo nell’acqua. Mai non sapete che in mezzo a voi c’è uno che non conoscete e che io non sono degno di slegargli nemmeno il laccio dei sandali?” (Gv 1,24-27).
Raccogliamo cari fratelli l’annuncio della buona notizia, lo Spirito di Dio, l’esortazione di Paolo, la testimonianza di Giovanni il Battista, e attendiamo con fede e gioia il Signore che viene,colui che ci redime dal male. Buona domenica a tutti voi.!
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