Le origini di Amalfi
Fra i golfi di Napoli e di Salerno una propaggine appenninica, che raggiunge l’altezza massima di 1443 metri, si spinge verso ovest, digradando ripidamente verso il mare. La Costa, molto frastagliata, non offre spazio per un grande insediamento: solo laddove i torrenti, attraverso strette e profonde vallate, raggiungono il mare, si sono formate delle spiagge. Allo sbocco di una di queste si trova Amalfi.
La conformazione del sito dà l’idea di un martello incastrato tra il mare e la roccia: non per nulla l’Hofmann, descrivendo la nostra città, parla di una “delle più grandi meraviglie dell’urbanistica italiana”.
Nell’alto Medioevo gli abitanti della Costa hanno svolto un ruolo di primo piano nel grande commercio mediterraneo, facendo concorrenza ai Veneziani nel periodo antecedente alle Crociate.
Durazzo, Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme, il Cairo, Alessandria, al-Mahdia costituivano i punti estremi del loro campo d’azione, come si desume da fonti dei secoli X-XII. Nella maggior parte di queste città i mercanti amalfitani avevano delle colonie permanenti; quella del Cairo, a quanto riporta una fonte araba, contava alla fine del secolo X più di cento persone. Gli Amalfitani esportavano, tra l’altro, legname per la costruzione di navi e prodotti agricoli verso il Nordafrica, dove li scambiavano con spezie e oro; a Costantinopoli, acquistavano invece seta ed altre merci di lusso bizantine, che poi portavano in Italia.
Attraverso le lettere della comunità ebraica del Cairo sono venuti alla luce di recente nuovi particolari: così sappiamo di un mercante ebreo che da Amalfi scriveva al suo socio di al-Mahdia (la lettera, non datata, è della metà del sec. XI), informandolo che a causa dei pirati aveva impiegato più di settanta giorni per il viaggio da Alessandria ad Amalfi (normalmente bastavano poche settimane); per giunta non poteva neanche vendere le sue merci perchè per il momento il commercio era bloccato in seguito ad una confisca generale dei beni, dovuta probabilmente al pagamento che Amalfi dovette pagare a Guaimario V di Salerno dal 1039 al 1052 e ai Normanni a partire dal 1073.Un’altra lettera informa dell’arrivo ad Alessandria di una nave amalfitana che trasportava miele e seta.
Amalfi figura nella letteratura scientifica e popolare come “repubblica marinara”. L’espressione si riferisce agli anni 839-1073, in cui la città, salvo brevi interruzioni, fu politicamente autonoma, ma fa pensare ad un assetto politico-istituzionale che non corrisponde affatto alla realtà storica di Amalfi. Si potrebbe parlare piuttosto di “città-stato”, oppure, a voler caratterizzare sulla scorta di Heinrich Kretschmayr la struttura del potere nei secoli X-XI, di “monarchia ducale”.
Nelle fonti dell’antichità non si parla mai di Amalfi: mentre la costa settentrionale della penisola sorrentina con le città di Stabiae e Surrentum e l’isola di Capri viene più volte menzionata, per la costa meridionale digradante verso il golfo di Salerno siamo assolutamente privi di notizie; soltanto le tre piccole isole a nord-ovest di Positano, chiamate oggi ” Li Galli”, sono attestate come Sirenum petrae.
La Costiera amalfitana non era tuttavia disabitata al tempo dei Romani, come mostrano i ritrovamenti di iscrizioni che portano il nome di liberti degli imperatori romani del primo secolo.
Scavi effettuati negli anni trenta del Novecento portarono alla luce nella baia di Minori vani di una villa romana con decorazioni in terzo stile pompeiano. A Positano e su una delle tre isole de li Galli ci si imbattè parimenti nei resti di ville romane della prima età imperiale. Gli antichi abitanti di queste residenze raggiungibili soltanto dal mare erano probabilmente membri della corte imperiale, che sotto Augusto e Tiberio prediligeva particolarmente l’isola di Capri come luogo di soggiorno.
L’eruzione del Vesuvio nel 79 segnò la fine improvvisa di Amalfi quale idilliaco luogo di vacanza. Sui ripidi pendii dei Monti Lattari si riversò una pioggia di cenere che, qualche tempo dopo, scese a valle sotto forma di valanga di fango e seppellì sotto di sè le ville della costa. A Minori tuttavia sono state trovate alcune tombe al di sopra dello strato di fango, il che significa che anche dopo la catastrofe ci fu chi continuò a sentirsi attratto dalla costa.
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