L’Evangelii Gaudium e l’impegno pastorale a servizio della Chiesa
Si è tenuto il 14 e il 15 novembre il Convegno Diocesano “L’Evangelii Gaudium e l’impegno pastorale a servizio della Chiesa”
Il relatore, Prof. Don Giuseppe Alcamo, alla presenza di S.E. Mons. Orazio Soricelli e Don Angelo Mansi ha esposto il contenuto dell’esortazione apostolica di Papa Francesco.
Il messaggio del Papa traccia un percorso di comunicazione con ad obiettivo una trasformazione profonda che va all’essenziale della missione cristiana, avviando lo smontaggio e il superamento di sovrastrutture secolari, utili forse un tempo, ma che oggi rischiano di diventare impedimenti o addirittura dannose per l’evangelizzazione stessa.
L’essere cristiani non sarà, o non dovrà essere, più come prima dopo questa esortazione apostolica.
L’Evangelii Gaudium non è una raccolta di precetti da osservare o un progetto da realizzare, quanto la richiesta sommessa e amichevole ad avviare con urgenza un processo di rinnovamento di stile e di mentalità che restituisca all’evangelizzazione tutta la libertà e imprevedibilità della forza del Vangelo.
Vi è l’esplicitazione di tutto il modello di evangelizzazione di Papa Francesco: fermarsi, scendere, andare incontro, accogliere.
Un obiettivo che perora un cammino di trasformazione. Non si tratta di amministrare, ma di evangelizzare e la differenza tra i due verbi è sostanziale.
Un annuncio evangelico che rende piena la gioia nella vita dell’uomo che lo accoglie. Una gioia, quella di cui parla il Papa, radicata in Dio, accolta come dono e vissuta come sfida alle difficoltà della vita quotidiana; una gioia quella cristiana che si contrappone ai piaceri della logica di una vita comoda e superficiale.
La Chiesa nella sua globalità è la destinataria di questa esortazione, come realtà umana che ha il suo fondamento nella Trinità. Chiamati in causa, non solo i praticanti o quelli che hanno maturato una vocazione ecclesiale, ma anche coloro che si sentono lontani, indifferenti o timorosi di esporsi perché si considerano inadeguati.
Non si può essere cristiani senza essere missionari e questo non perché si è partecipato a corsi di specializzazione, ma perché si è fatta esperienza dell’amore di Cristo.
L’esortazione offre una indicazione di metodo: l’annuncio evangelico per arrivare a tutti i suoi destinatari, senza eccezioni né esclusioni, deve concentrarsi «sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario»; la proposta evangelica deve essere presentata in modo semplice, accessibile, «senza perdere per questo profondità e verità», per diventare «più convincente e radiosa.» (EG 35)
Semplicità, che non vuol dire banalità o riduzionismo, ma ricerca semplice della via da percorrere insieme, andando alla sostanza, all’anima, alla bellezza della fede, eliminando gli orpelli e le caricature, che rendono meno credibile la testimonianza.
Il Papa provoca la Chiesa tutta ad un serio esame di coscienza, con cuore limpido ed onestà intellettuale, sul futuro della sua missione, provando ad individuare un modello di testimonianza e di annuncio che, non va confuso con la benevola umanità, ma risponda e vada oltre alle attese dell’uomo di oggi.
Una Chiesa che sappia offrire, con chiarezza e gratuitamente, un progetto di vita cristiana che, in discontinuità con la logica del mondo, sia sorprendentemente ampio, articolato, bello, realizzante, aperto al futuro.
Papa Francesco pone tutti di fronte alla responsabilità storica di mostrare a tutti un Vangelo gioioso, senza burocrazia e formalità, capace di attrarre a se ogni uomo che cerca gioia e pace.
Il Convegno Diocesano si è svolto sull’intervento introduttivo ai lavori di gruppo in quattro punti che interrogano la Chiesa e la provocano ad una verifica: il senso del camminare insieme, la fraternità umana ed ecclesiale, coltivare la cultura dell’accoglienza, una Chiesa che annuncia in dialogo.
Al Convegno c’era anche Padre Maurizio Patriciello, attuale parroco del quartiere Parco Verde di Caivano, lui che prima di essere parroco dopo anni di assenza dalla Chiesa cattolica, incontra un frate francescano che lo riporta alla fede, tanto che lascia il lavoro di paramedico ed entra in seminario. Oggi è un prete impegnato in prima linea, che denuncia il male delle sue terre, una terra dove si muore di cancro e leucemia. Un prete che combatte per la rinascita della sua terra inquinata e avvelenata dai rifiuti industriali interrati in modo scandaloso e criminale nelle campagne.
Denunciare, andare avanti, non permettere che si spenga questo barlume di luce che sta illuminando queste terre dice Don Patriciello, farlo per chi non c’è più, per chi lotta per vivere, per chi ha la speranza che qualcosa cambi, perché possiamo ricordarci che quella terra, è la nostra terra.
Forza, coraggio, ottimismo sono gli ingredienti fondamentali in questa battaglia, per non lasciar morire ancora. Per non arrendersi. Mai.
Incontrare Don Maurizio, ascoltare la sua testimonianza è un dono.
Il suo sorriso trasmette una speranza così grande che è capace di andare dritto al cuore!
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