Ma come fanno i marinai… tredici anni senza riabbracciare una madre
Diario di viaggio di un navigante amalfitano
di Salvatore BarraMsc Maria Saveria 23 Maggio 2016
Sono le 05:30, è l’alba! Diamo il “Pronti in macchina” per l’arrivo a Mundra.
Per i non addetti ai lavori, questo comando è per la centrale macchine a prepararsi in manovra alle varie andature, da “Avanti tutta” ad “Indietro tutta”, secondo esigenze di navigazione comunicate a mezzo del telegrafo di macchina. Responsabile delle operazioni è il direttore di macchina al quale a manovra ultimata, cioè quando la nave è attraccata, riceve il “Finito in macchina” predisponendo la nave per la sosta in porto e le operazioni di carico e scarico delle merci. Alla partenza – procedimento inverso – con “pronti in macchina” per la partenza, da comandare con un’ora di preavviso.
Durante la traversata da Mumbay a Mundra a causa dei Monsoni da Sud Ovest con vento di 20 nodi circa, forza 5 della Scala Beaufort, c’era mare mosso e scrosci di pioggia, niente di preoccupante, le condizioni meteo preannunciano gli inizi della stagione Monsonica.
Mundra è un porto in fase di costruzione, situato nel golfo di Kutch , nel Nord del Paese , al confine con il Pakistan, e dovrebbe divenire il più grande scalo dell’India occidentale.
La città più vicina è Kandla che nel 2000 fu interessata da un devastante terremoto. Qui c’ero stato una sola volta, nel 2001 e me ne ricordo dato che l’avvicinamento al porto di Mundra non è molto agevole, per il vento e le correnti, che raggiungono velocità intorno ai quattro nodi. Tuttavia, questa volta la manovra l’avevamo studiata bene valutando ogni possibile rischio e con l’ausilio dei due piloti imbarcati, ci siamo serviti di quattro rimorchiatori.
I piloti di Mundra ci hanno riferito che la nostra nave è una delle più grandi che abbia mai scalato questo porto e nel periodo di sosta, sono stati molti i visitatori curiosi di vedere da vicino la nave. L’interesse per la Msc Saveria è stata tanta che un alto dirigente del porto mi ha chiesto la disponibilità per una visita nave per la sua famiglia: ho accettato con piacere e alla sua famiglia si è aggiunta anche la famiglia della sorella, il cognato, il fratello del cognato e cinque bambini. Agli ospiti abbiamo fatto visitare la centrale del carico, il ponte di comando, la centrale macchina, offerto loro un soft drink.
Tranne il dirigente portuale che parlava l’inglese, con gli altri è bastato qualche sorriso, anche un sol gesto d’intesa. Molto bello il contatto con i bimbi, anche se la piccolina di due anni ci ha lasciato un “ricordino” sul pavimento che in primo momento avevo scambiato per… acqua. Dal canto nostro, l’equipaggio ha approfittato dell’insolita durata della sosta per visitare un piccolo negozio all’interno del porto, acquistando frutta tropicale, cioccolata e tea indiano.
25 Maggio 2016
Alle ore 01:00 locali (3.5 ore in avanti rispetto all’ora italiana), ripartiamo per King Abdullah Port e lentamente ci allontaniamo dal porto per poi aumentare progressivamente la potenza del motore, per giungere all’ora prefissata nel porto di destinazione abbiamo tenuto una velocità di oltre 19 Nodi. Usciti dal Golfo di Kutch, anche se con cielo sereno, ci imbattiamo in onde da sud ovest alte circa 2.5 metri, tutto bene, decisamente!
Di pomeriggio, avevo notato che i miei (pochi) capelli erano alquanto lunghi, decido di tagliarli.
Su ogni nave c’è sempre qualcuno in grado di tagliare i capelli, infatti c’è un marinaio indonesiano, bravo, non è barbiere di professione ma almeno non fa rimpiangere i nostri coiffeur, se non altro perché… taglia i capelli in silenzio, a differenza dei nostri. In ogni modo, dopo il taglio dei capelli, il marinaio mi spiega la sua condizione familiare e racconta che ha perso il papà in giovane età e la mamma essendo la sua famiglia numerosa, trovò lavoro come sarta trasferendosi dall’Indonesia in Arabia Saudita, nella città di Jeddah – non lontana dal porto di King Abdullah. La madre non la vede da circa 13 anni e che ha un gran desiderio di poterla riabbracciare. Non era facile fargli ottenere un breve permesso di uscita dal porto, ma ci provo.
27 Maggio 2016- Golfo di Aden
Questa volta il transito della Zona ad alto rischio pirateria scorre tranquillo e senza alcun problema. Le due guardie armate sono, come da prassi, impegnate in servizio di vigilanza sul ponte di comando, dall’alba al tramonto.
29 Maggio 2016
Verso le ore 14 – arriviamo in un punto prestabilito del Mar Rosso dove ci attende la nave casermaggio per guardie armate di sicurezza e come da istruzioni sbarchiamo le guardie, armi, munizioni ed accessori vari; da quella postazione, si imbarcheranno su un’altra nave per continuare il delicato lavoro.
Dopo 23 giorni trascorsi insieme, ci eravamo abituati alla presenza considerandoli parte del nostro equipaggio, il distacco non è stato facile, non senza emozione, con la speranza di poterci incontrare di nuovo. Intanto riprendiamo la navigazione per King Abdullah e dopo poco ricevo un messaggio dall’Autorità portuale.
“Caro Comandante, con riferimento al vostro messaggio, datato 25 Maggio 2016, ci dispiace tantissimo non poter esaudire la richiesta di libera uscita per il Marinaio S.J. in quanto il porto non è provvisto ancora di un ufficio di immigrazione. Non appena tale ufficio sarà insediato, vi avviseremo tempestivamente. Cordiali Saluti”
Il marinaio dovrà attendere ancora molto prima di poter rivedere la sua Mamma.
La navigazione continua…
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