Malattia di Alzheimer: Non ti conosco…
Ricorre domani 21 settembre la XXI giornata mondiale Alzheimer, la patologia descritta per la prima volta nel 1906, dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer.
La malattia è definibile come un processo degenerativo che pregiudica progressivamente le cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l’individuo che ne è affetto incapace di una vita normale e provocandone alla fine la morte.
Una malattia che negli ultimi anni ha assunto eco mondiale tanto che nel dicembre 2013 per la prima volta i leader del G8, che raggruppa i governi degli otto principali Paesi del mondo, si sono riuniti a Londra in uno storico vertice per decidere come affrontare un’emergenza sanitaria mondiale: la demenza, che colpisce circa 44 milioni di persone nel mondo, cifra che raddoppierà ogni vent’anni.
Le persone affette da demenza nel mondo saranno 76 milioni nel 2030 (stima precedente 66 milioni) e 135 milioni nel 2050, (stima precedente 115 milioni). E’ impressionante l’aumento del 17 per cento rispetto al Rapporto Mondiale Alzheimer pubblicato nel 2009 da ADI.
Il documento “L’impatto globale della demenza 2013-2050” sottolinea la necessità che anche se i Paesi ad alto reddito, come tutti i membri del G8, hanno dovuto fronteggiare il fardello maggiore dell’epidemia, la demenza è un fenomeno globale: nei prossimi decenni il peso della malattia si sposterà inesorabilmente verso i Paesi a basso e medio reddito.
A riguardo nel mondo 13 Paesi hanno attuato un piano nazionale sulle demenze. Non sono tanti, è vero, ma tra questi ancora non c’è l’Italia, dove esiste solo un documento in sede Conferenza Stato-Regioni.
L’impegno della Chiesa: “Al servizio dell’anziano malato“
Anche la Chiesa alla XXVIII edizione della Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, dedicata a un tema tanto attuale quanto complesso: “La Chiesa al Servizio della persona malata: la cura delle persone affette da patologie neurodegenerative”, un incontro di riflessione e preghiera nell’Aula Paolo VI, culminato con l’intervento di Papa Francesco.
Il Santo Padre, dopo aver sottolineato che il prolungamento delle aspettative di vita comporta che un numero crescente di persone va incontro a patologie neurovegetative, si è soffermato sull’importanza di aiuti e servizi adeguati, volti al rispetto della dignità, dell’identità e dei bisogni della persona assistita, ma anche di coloro che la assistono: familiari e operatori professionali.
“Ciò è possibile solo in un contesto di fiducia e nell’ambito di una relazione vicendevolmente rispettosa. Così vissuta, quella della cura diventa un’esperienza molto ricca sia professionalmente sia umanamente; in caso contrario, essa diventa molto più simile alla semplice e fredda tutela fisica”.
La dichiarazione d’impegno dei Grandi della Terra.
I rappresentanti del G8, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Francia, Germania Giappone, Italia e Russia, si sono impegnati a:
1. Migliorare la qualità della vita delle persone con demenza e i loro familiari riducendone il peso
psicologico e finanziario;
2. Identificare entro il 2025 una cura che guarisca la malattia o ne modifichi sostanzialmente il decorso e aumentare i fondi per la ricerca e il numero dei ricercatori;
3. Lavorare insieme, condividere le informazioni sulla ricerca e identificare aree strategiche prioritarie;
4. Sviluppare un piano di azione internazionale a favore della ricerca per fare il punto sulle conoscenze
scientifiche e identificarne le lacune;
5. Garantire libero accesso alle ricerche finanziate dalle istituzioni pubbliche e mettere a disposizione,
il più velocemente possibile, dati e risultati al fine di realizzare ulteriori studi;
6. Collaborare con l’OCSE per trasformare i risultati della ricerca in cure e servizi innovativi;
7. Organizzare una serie di incontri nel 2014 con OCSE, OMS, Commissione Europea, Joint Programme Europeo sulle malattie degenerative (JPND) e la società civile per stringere collaborazioni su: investimenti a impatto sociale; modelli di assistenza e prevenzione; collaborazione tra Università e Industria;
8. Sollecitare OMS e OCSE a dichiarare la demenza una minaccia per la salute pubblica e sostenere i Paesi a incidere sui loro sistemi sanitari e sociali al fine di migliorare l’assistenza e i servizi alle persone con demenza;
9. Invitare l’Esperto Indipendente dei Diritti Umani degli Anziani (Risoluzione Human Rights Council ONU 24/20 del 27 settembre 2013) ad aggiungere nel suo lavoro anche la prospettiva delle persone anziane affette da demenza;
10. Invitare tutti a trattare le persone affette da demenza con dignità e rispetto e accrescere il loro contributo nella prevenzione, cura e terapia della demenza;
11. Chiedere alla società civile di aumentare gli sforzi per ridurre lo stigma;
12. Programmare un incontro negli Stati Uniti nel febbraio 2015 per valutare i progressi fatti.
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