Mons. Angelo Verardo e le opere di carità
a cura di Gennaro Esposito
LA SVOLTA DEL CONCILIO ED I DUBBI A RIGUARDO DELLA SORTE DELL’ANTICA SEDE ARCIVESCOVILE AMALFITANA
Il XX secolo, arco di tempo in cui la follia dell’uomo è sfociata nelle due Guerre Mondiali, è stato caratterizzato dal Concilio Ecumenico Vaticano II che, come afferma S. Giovanni XIII, il “Papa Buono”, “deve servire a trovare parole nuove per parlare al cuore di tutti perché, nonostante le verità della Chiesa siano immutabili, si può di sicuro cambiare il modo di comunicarle ai fedeli. La Chiesa ha bisogno, dunque, di un aggiornamento: Deve cercare di aprirsi al mondo senza punizioni e condanne, deve cercare quello che unisce e non quello che divide ed il dialogo deve riguardare tutti quanti, perchè tutti siamo figli dello stesso Padre.”
Il Concilio Ecumenico Vaticano II, si svolse in quattro sessioni, dal 1962 al 1965, sotto i pontificati di Giovanni XXIII e Paolo VI, “il Papa nella tempesta”. In ogni Concilio, i Vescovi, rispettando il primato e la preminenza del loro Capo, esercitano la propria potestà: quella di “legare e di sciogliere”, concessa da Gesù oltre che a Pietro anche ai Dodici Apostoli, mentre lo Spirito Santo costantemente consolida la struttura organica della Chiesa e la sua concordia. Questo Concilio, che si è svolto nella Basilica Vaticana, non fu la continuazione del Concilio Vaticano I, interrotto nel 1870 a causa della presa di Roma, bensì una “res nova” a cui avrebbero dovuto prender parte ben 2908 Padri, termine con il quale si chiamavano i Vescovi che partecipavano ai Sinodi o ai Concili. In realtà il numero dei Vescovi che effettivamente parteciparono a questo evento furono solo 2540, che rappresentavano ben 116 nazioni.
Tra gli illustri nomi dei “Padri della nuova Chiesa” è possibile rinvenire anche quello di Mons. Angelo Rossini. Si tratta dell’Arcivescovo di Amalfi, uomo pratico e pastore vigile e lungimirante, che prese parte a tutte le quattro sessioni del Concilio di Santa Romana Chiesa, ma il suo ultimo viaggio verso l’Urbe in occasione dell’ultima sessione fu senza ritorno.
Il quattro Ottobre 1965 in occasione della festa di S. Francesco, mentre il Papa si era recato a New York per parlare di pace dinanzi all’Assemblea dell’ONU, l’Arcivescovo serenamente si preparò, come il poverello di Assisi, all’incontro con la morte, fine del cammino terreno ed inizio di un altro, che deve essere concepito come un definitivo abbandono nelle mani confidenti del Signore, in attesa di contemplare faccia a faccia il suo volto. La salma del grande uomo di Ravenna il cui cuore ha battuto gli ultimi rintocchi, così come una campana, alle 1:25 del 5 Ottobre giunge ad Amalfi, nella cui Cattedrale venne celebrato l’Ufficio Funebre e la Santa Messa, terminata con la seguente invocazione: “Pastor et Pater amabilis esto nobis semper propitius. In Pace Christi sempiterne vivas!”
Gli anni che seguirono la salita al Cielo dell’Arcivescovo Rossini costituirono un periodo di transizione per la Chiesa Amalfitana, che si ritrovò senza un Pastore fino al 1966, quando il Santo Padre nominò Amministratore Apostolico mons. Angelo Raimondo Verardo, un domenicano che stava per giungere nella piccola civitas con le insegne ed i poteri di un Vescovo senza averne però ancora ricevuto l’Ordinazione. Tale nomina giunse in un momento particolarmente pieno di incertezze, dubbi e domande intorno alla sorte della sede Arcivescovile di Amalfi. La domanda che circolava sia tra i presbiteri che tra i fedeli laici era: “Vi sarà ancora un Vescovo proprio ?”
La diocesi di Amalfi, riconoscendo di comprendere un territorio ristretto proteso tra Cetara e Positano, comprendente anche l’entroterra di Agerola e Tramonti, temeva di essere incorporata in una Diocesi più grande. Grazie alla presenza delle Reliquie dell’Apostolo Andrea nella cripta della sua Cattedrale e al flusso turistico a cui Amalfi era soggetto, il centro costiero riuscì a conservare il suo Vescovo.
Angelo Raimondo Verardo nacque il 2 Febbraio 1913 a Genova, precisamente a Cornigliano presso la Parrocchia di S. Giacomo affidata ai Padri domenicani, ordine religioso del quale lo stesso Don Angelo entrò a far parte il 19 luglio 1936, dopo aver trascorso gli studi medi e ginnasiali nel Seminario Arcivescovile genovese, dove ebbe come prefetto di camerata Don Giuseppe Siri, convinto difensore della tradizione liturgica e dottrinale della Chiesa, che salì rapidamente i gradi della gerarchia ecclesiastica fino a diventare vescovo ausiliare a 38 anni, arcivescovo di Genova a 40 e cardinale a 47. Il ligure, dopo aver trascorso il primo anno di noviziato, si reca a Torino presso il convento di Santa Maria delle Rose per portare a termine i suoi studi teologici.
Consacrato presbitero dall’Arcivescovo di Torino Maurilio Fossati, che durante la seconda guerra mondiale, fu attivo nell’aiutare gli ebrei soggetti alle rappresaglie naziste facendoli nascondere nei monasteri della città, nel 1938 conseguì il lettorato in Filosofia e Sacra Teologia. Dopo un significante soggiorno in Svizzera ivi, presso l’Università di Friburgo, gli fu permesso di conseguire la Laura in Teologia, che lo abilitò ad insegnare nel Seminario dell’Ordine le discipline filosofiche, teologia dogmatica e morale, teologia spirituale e pedagogia catechetica dal 1940 al 1955. Accanto ai suoi incarichi da docente, iniziò in questo periodo anche la sua attività di scrittore, offrendo la propria collaborazione a molte riviste prestigiose.
Nel 1955 la sua missione lo porto alla Santa Sede alla destra del Santo Padre, dove operò per ben dieci anni, durante i quali fu nominato perito del Concilio Vaticano II e membro della sottocommissione istituita da Paolo VI per la Riforma del S. Ufficio. Dopo aver ricoperto incarichi di tutto rispetto, mons. Verardo entrò nella Diocesi Campana il 3 aprile 1966 sostando prima di giungere nella casa di Andrea, a Cetara, Erchie, Maiori, Minori ed Atrani, come anche il suo predecessore Rossini.
Già dal primo incontro il popolo amalfitano fu investito da un soffio nuovo che sembrava rispecchiare i nuovi ideali del Concilio. Con grande calore umano ed evidente carità cristiana, Mons. Verardo cercò soprattutto di essere vicino a coloro che risultavano amareggiati e delusi dall’operato della Chiesa, impegnandosi a fondo in un servizio umile, paziente ed amorevole a vantaggio di “ tutte le anime” ed in particolare a vantaggio di tutti coloro che erano bisognosi di un conforto, un aiuto, un incitamento o un paterno ammonimento. Dai testi e dalle parole del Can. Mons. Andrea Colavolpe, figura dall’eccelsa preparazione teologica ed umana del clero diocesano, il nuovo Pastore ci viene presentato come un grillo che saltava da una parte all’altra della Costiera per essere vicino all’intera comunità di Amalfi-Cava.
Il teologo ligure che sorridente e sicuro attaccava dialogo con stranieri e turisti per le strade dell’Antica Repubblica (conosceva ben tre lingue tra cui il Tedesco) ebbe particolarmente a cuore la necessità di spronare i giovani alla vita sacerdotale in quanto molte chiese non avevano un prete che celebrasse la S. Messa.
Al di là del suo operato amministrativo Egli nel Luglio del 1967 lanciò l’iniziativa della Settimana della Carità da tenersi nella seconda settimana di Agosto. Da questo momento il Volontariato Vincenziano non doveva solo servire a raccogliere fondi, ma aveva il compito di fare acquistare ad ogni fedele “una più viva coscienza della propria responsabilità di Testimone del Vangelo”.
Il Volontariato vincenziano, inoltre, iniziò ad assumere la missione di combattere la piaga della disoccupazione e della sottoccupazione, ancora dilaganti nell’odierna società. Dunque, alla base dell’ “Episcopato” di Mons. Verardo vi sono state opere di Carità e Solidarietà che, come ricorda il Romano Pontefice Francecsco, vanno svolte con “umiltà, tenerezza e misericordia”. Mentre quest’intensa attività pastorale stava maturando in Amalfi, fu insignito dell’autorità di Vescovo nella Diocesi di San Remo-Ventimiglia. Così il neo Episcopus partì da Amalfi,” dove lasciò parte del suo cuore”.
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