Ripartire dal perdono
Don Maurizio Patriciello parroco impegnato nella “terra dei fouchi“, offre questa significativa riflessione…
Quaresima, tempo di conversione. La Chiesa ci ricorda che «siamo in questo mondo ma non siamo di questo mondo». Ci invita a riprendere le forze per camminare ancora lungo le strade strette e polverose. Per i sentieri tortuosi e impervi che portano alla Pasqua. Camminare sovente contro corrente.
Quaresima, per dire che «sperare contro speranza» è possibile se siamo docili al soffio dello Spirito. Che sussurra un nome, indica una via, ridona forza. Inizia sotto il segno della cenere, la Quaresima, per ricordare all’uomo che «passa la scena di questo mondo».
Per insegnargli a godere i doni del Creatore e rendere grazie. Non sempre è facile rendere grazie. Ci vuole umiltà. Umiltà per ammettere una grande verità: tutto è dono. Tutto è grazia.
Tutto, compreso te stesso e ciò che hai di più caro in questo mondo. Rendere grazie vuol dire imparare a riposare in Dio. Sapere che al di sopra di tutto c’è Lui, che tutto tiene saldo nelle sue mani. E digiunare, per essere solidale con chi non ha «dove posare il capo».
Nella mia terra, la “terra dei fuochi” la Quaresima quest’anno si presenta più triste che mai. Martedì mattina a Casandrino, paese a nord di Napoli, il corpo di un altro uomo è stato trovato bruciato in una autovettura. È terribile.
Cinque fratelli uccisi e dati alle fiamme in un solo mese. Gli inquirenti hanno la bocca sigillata. Non si capisce ancora se si tratta di regolamenti interni a un clan o è guerra tra vari clan. Per la gente non cambia molto. Si assiste a una ferocia impressionante. Ancora non è chiaro il motivo per cui, dopo aver ucciso, si tenta di cancellare anche i corpi. Non è solo per eliminare le tracce.
Forse è un segnale ai più giovani per dire che fanno sul serio, che non hanno pietà di niente e di nessuno. Forse è un messaggio inviato agli avversari. Non lo so. Di certo è che al peggio non c’è mai fine.
Dopo aver assistito con incredulità e impotenza ai roghi dei rifiuti tossici, adesso ci troviamo ad assistere a quello degli esseri umani. Impressiona e non poco la velocità con la quale si precipita verso gli abissi più profondi. Mi rimbombano nella mente e mi consolano le belle omelie del Papa.
«Occorre sentire l’odore delle pecore …», ha ricordato ai preti. Non sempre è possibile, perciò vorrei gridare: «È Quaresima anche per voi, ragazzi, che avete imboccato la più brutta delle strade. Giovani violenti, impauriti e schiavi. Anche per voi, se volete, Cristo spezza la vostra catena iniqua. È difficile, lo so. Siete in tanti a maledire il giorno in cui siete caduti in questa orribile trappola. So anche che tanti di voi vi siete entrati perché costretti dalla miseria nera. Forse avevate messo in conto di vivere alla macchia, di imbrogliare lo Stato e i cittadini, ma non l’incubo nel quale siete stati gettati.
Questa notte – sapete? – abbiamo dormito poco e male. Eravamo in tanti ad avere gli occhi sbarrati e attacchi di paura. Voi, i vostri parenti e amici, i vostri concittadini, le persone perbene, il vescovo, il clero e i credenti di Aversa, la vostra diocesi.
Nel silenzio della notte mille domande ci rimbombavano nella mente: «Che sta succedendo? Quando finirà? Sarà l’ultimo?»
Poi la paura si è fatta preghiera. abbiamo allungato la mano e trovato la corona: «O rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci riannoda a Dio…».
E abbiamo pregato per voi. Per le vostre famiglie, i vostri figli. Ci sono parole nella Bibbia che hanno il sapore del vento che soffia a primavera. Che profumano di zagara. Chi le ha assaggiate non ne può più fare a meno. Sono parole magiche capaci di aprire anche le spelonche, di fare breccia anche sui cuori più induriti. Una è perdono. «Hai vinto tu, va bene, basta. Ti perdono. Mi hai fatto male, fa niente, non ne tengo conto».
Chi non perdona crede di essere il più forte. Una menzogna. Al contrario è forte veramente chi, come Cristo sulla croce, alza le braccia e si lascia crocifiggere. Mettete la parola fine allo scempio che vi tiene prigionieri. I vostri figli ve ne saranno grati.
Abbiate il coraggio di pagare il debito con la giustizia. Poi cominciate a respirare la vita. Anche noi, Chiesa nella quale foste battezzati, chiediamo perdono per tutte le volte che non siamo santi come il Signore ci voleva.
Maurizio Patriciello
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