Sotto una tenda…
di Suor Maria D’Amato
II Domenica dopo Natale
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi…
Letteralmente l’espressione “venne ad abitare” o “ha preso dimora” si traduce con “ha posto la tua tenda”. Dio viene a vivere in una tenda, nella tenda della nostra umanità. La tenda è sintomo di precarietà ma, allo stesso tempo, è condizione di
sopravvivenza, è l’unico riparo. Quando sembra che stia per crollare è la tua salvezza.
Essa non è come una casa di pietra o di cemento che una volta costruita rimane lì, la tenda cammina con te, è compagna di cammino. La tenda non ti isola da ciò che ti circonda ma permette una certa “privacy”. Niente meglio di lei poteva esprimere la venuta e la presenza di Dio.
Dio si è fatto carne per camminare con noi, non per vivere isolato, ma per vivere con
noi nella fraternità. Ha scelto di farsi “precario” ma è condizione unica di salvezza.
Ora sta a noi. Non costruiamo recinti di pietra o muri di cemento per chiuderci in noi
stessi.
Dio, come una tenda, ancora oggi dice a ciascuno: “Alzati, prendi la tua tenda e cammina!”
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