Storia di un Carismatico qualunque
Stupende sono le tue opere, o Signore! Come il salmista, ripensando a quella che è stata la mia esperienza carismatica, il mio cammino in seno alla comunità dall’ inizio,fino ad oggi, non posso che ripetere nel mio cuore con un sentimento di gratitudine la parola di questo versetto.
La mia storia forse non ha niente di straordinario o di esaltante, è quella di un carismatico qualunque, oserei dire ordinario, eppure per me e meravigliosa perché nella sua semplicità io vedo il disegno di Dio, che pian piano, tassello per tassello si è delineata nella mia vita.
Riguardando gli avvenimenti che si sono susseguiti, i momenti esaltanti, i periodi di deserto , le separazioni dolorose e le incomprensioni, tutto oggi mi è chiaro e rientra nel suo progetto di Padre che mi ha chiamato per nome, mi ha fatto sperimentare il suo amore, ha toccato il mio cuore, ma poi rispettoso della mia libertà camminandomi accanto mi ha lasciato fare da me, mi ha fatto anche sbagliare, perché potessi crescere , conoscere più in profondità il suo amore e sceglierlo nella nostra vita. La scelta di Dio ,che cosa difficile è a volte, sembra quasi dividerci dentro, ci fa passare anche attraverso la morte a noi stessi, ma ci apre a orizzonti infiniti e ci ammette in una realtà diversa da quella che ci offre il mondo:la gioia interiore, la pace, l’ attenzione all’altro, la lode che trasforma ogni cosa, l’amore e la verità.
“Cercate il regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù”.
Beh posso dire che questo è stata sempre la parola che mi ha guidato, che ha smesso tutte le resistenze e le montagne che vi erano dentro di me e mi ha aiutato nei tempi difficili, ha dato forza alla mia debolezza e mi ha reso perseverante. Infatti posso dire che il dono più grande che il Signore mi ha fatto, alla luce della mia esperienza ultra ventennale di carismatico è stata proprio la perseveranza.
Si certo, se non avessi avuto questo dono, se non l’ avessi coltivato dentro di me, a quest’ora sicuramente non sarei qui a scrivere, perché, dopo l’ entusiasmo iniziale, l’esaltazione di questa spiritualità nuova che ti prende in tutto il tuo essere , beh c’è da fare i conti con la realtà che ti sta attorno, con le tentazioni, con la razionalità e chi più ne ha più ne metta.
Nella primavera del 1977 avevo 20 anni e dentro di me sentivo crescere sempre di più il desiderio di un’ esperienza più forte, più profonda, che scuotesse il mio cristianesimo impegnato si ma forse troppo orizzontale. Da più di un anno Dio aveva messo nel mio cuore il desiderio della preghiera, per cui non perdevo occasione per partecipare a incontri e ritiri ecclesiali, esperienze tutte molto valide ma che pure non mi appagavano pienamente.
Un bel giorno Antonio C., mio grande amico, mi parlò di un’ esperienza spirituale nuova, vissuta con una comunità carismatica a Napoli, dove lui studiava medicina, e che lo aveva lasciato così convinto ed entusiasta che alla fine aveva deciso di ripetere questa preghiera a casa sua ad Amalfi.
A quel tempo abitavo a pochi passi da lui e per tutti noi ragazzi Antonio era una specie di fratello maggiore, un punto di riferimento a cui rivolgersi per problemi e consigli. Penso che il Signore lo abbia voluto usare come suo strumento per portare il Rinnovamento Carismatico nella nostra diocesi di Amalfi –Cava.
Quasi ogni mattina mi parlava delle cose, per me strabilianti, che accadevano in preghiera: del dono delle lingue, delle guarigioni, delle profezie, sicuramente condite anche con qualche esagerazione, ma a quei tempi, l’ entusiasmo era talmente forte che era normale che si vedessero le cose così. Lui neofita, io che trovavo continui ostacoli per potermi recare in questa chiesa, eppure cominciammo a pregare insieme, nella sua casa.
Ero colpito anche dalla testimonianza di Marisa, che frequentava l’ Azione Cattolica e che si era imbattuta in questa realtà carismatica un anno prima, rimanendo letteralmente sconvolta e avvolta in maniera mistica.
Superate le ultime resistenze dei miei genitori, che già da allora non vedevano di buon occhio queste “stranezze”, un bel sabato del maggio ’77 entrai in questa bella chiesa quattrocentesca del centro di Napoli, stracolma di persone di ogni età e condizione, che pregavano e lodavano il Signore in un modo del tutto nuovo per me.
A dire il vero quella prima volta non feci un’ esperienza esaltante, però una grande sensazione di pace pervase il mio cuore e l’ inquietudine che mi aveva spinto in quella ricerca si placò: avevo la chiara sensazione di essere a casa mia, di aver raggiunto quello che avevo cercato da sempre.
Quella era la chiesa che io sognavo, che speravo, che immaginavo, quella che Dio aveva messo nel mio cuore qualche anno prima.
Quando, nella speranza, vedevo folle che cantavano “Alleluia” al Signore nella piazza del mio paese; ed ecco che quella folla si faceva reale.
Ricordo anche, dopo quattro ore di preghiera e Messa, che il tempo sembrava essere volato e che io mi sentivo profondamente rigenerato ed entusiasta della mia fede, disposto forse anche a morire per essa.
Nuove sensazioni si affollavano nella mia mente, ma soprattutto un’ idea prendeva sempre più forza: cominciare ad Amalfi! Annunciare a tutti quell’ esperienza, farla conoscere, gridarla dai tetti.
Antonio stranamente non ne fu subito entusiasta, perché da noi l’ambiente è piccolo e molto chiuso, e con il senno di poi, devo riconoscere che non aveva tutti i torti; ma in quel momento l’ impeto dello Spirito era talmente forte che non guardavamo agli uomini, ma a Dio.
Per i giovani ai quali feci l’annuncio fu il classico “colpo di fulmine”, la scintilla che alimentò quel fuoco, quell’ardore che vide nascere la Comunità.
Come mi avevano profetizzato alcuni fratelli di Napoli, la prima volta che mi imposero le mani, lo Spirito toccò, insieme con me, molti ragazzi. I primi incontri, li abbiamo vissuti sulla spiaggia, poi in vari locali e nelle chiese; la preghiera, molto spontanea e autodidatta, era a volte anche confusionaria e caotica, eppure lo Spirito agiva in maniera potente. Tutto era nuovo e misterioso, pieno di fervore, nella certezza che Gesù era in mezzo a noi e quando Antonio intonava il canto in lingue ci sentivamo immessi nel soprannaturale .
Come carattere io ero molto timido, chiuso, ma una sera Antonio mi invitò ad animare la preghiera, mi buttai e subito un torrente di parole uscì dalla mia bocca, e da allora questo carisma mi ha sempre accompagnato, dandomi la prova che il Signore agisce soprattutto se ci sentiamo incapaci.
Un altro dono che il Signore ci fece subito fu quello di un amore nuovo per la Parola di Dio e della profezia: leggevamo la Bibbia con avidità e ogni passo ci parlava direttamente al cuore, dandoci sempre una risposta personale a qualche nostro problema.
Cominciai a portare la Sacra Scrittura sempre con me: molti mi scambiavano per un testimone di Geova, ma poi approdavano in Comunità, magari all’inizio per farsi anche due risate, ma poi alla fine scoppiavano a piangere, toccati dallo Spirito.
Ci furono così tante conversioni e così eclatanti che sperai che saremmo arrivati davvero alla conversione di tutto il paese. Feci anche l’ esperienza dell’ Effusione spontanea, con il dono delle lingue, e fu qualcosa di ineffabile e di indimenticabile. Inoltre toccai con mano la grazia del Signore che si manifestò in mezzo a noi anche con guarigioni miracolose, come quella di Teresa che, nel pullman che ci riportava a casa da un Convegno, recuperò improvvisamente la vista all’occhio destro.
Raccontare queste cose mi fa rivivere la stessa intensa emozione e mi fa anche rimpiangere la nostra totale inesperienza di allora, nell’accogliere e gestire tanti fratelli.
Nonostante l’ incomprensione dei sacerdoti e delle altre associazioni parrocchiali, tutto andava quindi a gonfie vele; ma ben presto Il Signore, affinché non mi sentissi già santo , permise alcune prove per spezzare in me ogni orgoglio spirituale. Allora non riuscivo a capire, ma oggi mi servo di queste esperienze per far comprendere ai fratelli nuovi che i tempi del Signore non sono i nostri e che Lui, che è un grande educatore, sa ciò che è meglio per noi.
Dopo il trionfalismo iniziale venne così anche il tempo della persecuzione: chiacchiere, maldicenze, preconcetti avevano cominciato a farci terra bruciata intorno. Anche l’amore che c’ era fra di noi non fu così forte da resistere al tempo, così ci furono separazioni e allontanamenti, per i motivi più diversi. Io non capivo il perché di queste scelte, ma il Signore mi illuminò con la parabola del seminatore, che continua comunque, qualunque sia il terreno, e da allora non l’ ho più dimenticata.
Così a distanza di cinque anni, si concluse un ciclo della storia della Comunità di Amalfi , durante il quale avevo vissuto esperienze meravigliose, ma avevo provato anche , sulla mia pelle, quant’ è difficile seguire Gesù.
C’ è da dire che comunque la nostra esperienza carismatica era diventata un segno nella parrocchia, nella quale molti fratelli, dopo aver vissuto con noi un momento decisivo, si erano posti poi al servizio. Continuammo con un piccolo gruppo, piccolo ma molto unito.
Erano anni cruciali per ognuno di noi, perché avevamo davanti a noi tutta la vita, ma dovevamo ancora realizzare ala nostra chiamata alla famiglia e al lavoro e solo il tempo avrebbe provato se il nostro attaccamento al Signore era vero o era solo un modo per colmare i nostri vuoti.
In ogni modo ci volevamo bene davvero, come fratelli e sorelle; vivevamo intensamente la comunità di crescita, nella quale eravamo anche molto severi gli uni con gli altri, e progettavamo insieme grandi cose, arrivando a coinvolgerci in attività che andavano oltre gli incontri di preghiera carismatica. Ad esempio accoglievamo persone con problemi psicologici.
Uno di questi era Eugenio, tornato ad Amalfi dopo 6 mesi di carcere e 15 anni nel manicomio- lager di Nocera Inferiore. Non c’era nessuno della sua famiglia ad aspettarlo e lui stava per strada , così decidemmo di alloggiarlo in un locale della chiesa, adottandolo e prendendoci cura di lui per quasi 20 anni. Eugenio, con tutte le sue problematiche, fu un vero dono del Signore per la Comunità; al quale si aggiunse anche il dono di una sede da parte del Vescovo, quasi a compensarci dell’amore verso questo fratello.
Cominciammo a pensare anche a una comunità a tempo pieno, cioè con una condivisione completa e con la coabitazione, e alcuni, quelli che lavoravano arrivarono a versare la decima, cosa che si protrasse per anni.
Si formarono anche sei coppie di sposi e credo che questo sia stato uno dei frutti più belli che la Comunità abbia maturato. Coppie che hanno avuto una grande apertura verso la vita, sia a livello spirituale che fisico, perché da questi matrimoni sono nati tanti bambini.
Certo il matrimonio ci fece passare “dall’ideale” al “reale”, maturandoci e ridimensionando non poco i sogni di una comunità residenziale , ma dandoci nuovi doni per approfondire la nostra relazione con Dio e con i fratelli.
La potenza carismatica era tale che sentivamo il bisogno di scrivere profezie ricevute in preghiera, per continuare a meditarle, profezie che conservo ancora oggi. Sentivamo che Gesù era con noi e ci guardava, preparandoci la strada per la futura Comunità Gesù Risorto.
Attualmente siamo presenti in diverse parrocchie contando più di 150 persone. La Comunità, nella nostra Diocesi ha portato frutto anche all’ interno della Chiesa con la presenza di parecchi operatori pastorali, quali ministri straordinari, catechisti, animatori di centro di ascolto, cantori ed anche un diacono.
In tanti anni, anche dovendo affrontare varie difficoltà abbiamo perseverato cercando di vivere il nostro ideale di spiritualità carismatica, animati dallo Spirito Santo e con tanta voglia di essere parte integrante della Chiesa.
La Comunità Gesù Risorto si riunisce ogni martedì nella cappella di Sant’Anna , in via dei Prefetturi ad Amalfi alle ore 18:30.
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