Svelato l’origine e il significato dello stemma di Amalfi
di Giuseppe Gargano
LO STEMMA DI AMALFI
L’Amministrazione Comunale di Amalfi, guidata dal sindaco Alfonso Del Pizzo, su proposta dell’assessore alla cultura Daniele Milano, ha provveduto al rifacimento dello stemma cittadino. Lo scrivente è stato interpellato, al fine di ricostruire l’originale e antico emblema della città marinara. In tal modo, ne è venuta fuori una suggestiva rivisitazione in chiave eminentemente storica e scientifica, fermamente delineata dalle rigide regole dell’araldica medievale.
Così lo stemma della città di Amalfi, che era pure l’emblema dell’intera repubblica marinara, appena ricostruito è costituito da uno scudo sormontato dalla corona di civita, troncato e partito nella parte superiore.
La sua corretta descrizione araldica è la seguente: << Troncato: nel primo partito a sinistra d’azzurro, interzato da una banda di rosso, a destra di nero alla croce ottagona d’argento; nel secondo troncato d’argento e di nero e caricato dalla bussola d’oro affiancata da quattro ali d’argento e sormontata da una stella cometa d’oro >>.
In realtà la più antica bandiera di Amalfi era bianca, a cui corrisponde l’argento, caricata da una banda di rosso, dal 1970 simbolo della Regione Campania. La banda rossa rappresentava l’origine romana degli amalfitani.
In età angioina (1266-1442) gli amalfitani, al fine di dimostrare pubblicamente la loro fedeltà agli Angiò, nuovi sovrani del regno di Sicilia, forzarono le regole dell’araldica, che prevedevano metallo (oro o argento) su colore (rosso, azzurro, verde o nero) oppure colore su metallo, producendo uno stemma d’azzurro, alla banda di rosso; infatti l’azzurro era il colore degli angioini. Questo tipo di stemma si dice “cucito”.
La croce ottagona era presente sui tarì amalfitani sin dagli anni ’80 dell’XI secolo. Allo scorrere di quel secolo il beato fra’ Gerardo Sasso di Scala, istitutore del primo ordine monastico-cavalleresco della storia, dedicato a S. Giovanni Battista e residente nell’ospedale-ospizio amalfitano omonimo di Gerusalemme, adottò tale croce bianca sull’omero sinistro del nero mantello dei suoi frati-cavalieri. Il nero, abito dei benedettini, aveva il significato di “predisposizione verso il prossimo”.
La croce ottagona, in forma stilizzata, nera in campo bianco, è evidente nel mosaico del pavimento di una casa romana di Ercolano. La si ritrova nei mosaici di S. Vitale (VI secolo) a Ravenna sulla veste della seconda cortigiana a sinistra dell’imperatrice Teodora, indicata con il rosso in campo verde.
Appare ancora scolpita su di una campana di bronzo custodita nella chiesa di S. Matteo Apostolo di Pontone. I cavalieri di Malta, eredi diretti dell’Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, che la raffigurano bianca in campo rosso (colore della milizia), ritengono per tradizione che essa ricordasse le Otto Beatitudini Teologali di S. Matteo, collegate al discorso che Cristo fece sulla montagna.
Secondo un’antica tradizione amalfitana, riportata anche da Gabriele D’Annunzio ne “La Canzone del Sacramento” (1911), la croce ottagona rievocherebbe una rosa di dodici venti. A tal proposito occorre segnalare che presso l’Archivio della Badia di Cava de’ Tirreni il Codice Beda 3, risalente alla metà dell’XI secolo e redatto su pergamena, riproduce una rosa dei venti formata da dodici angeli che soffiano in formazione circolare verso una coppia, dove l’uomo rappresenta il dì e la donna la notte.
Questa croce bianca è raffigurata quale simbolo della repubblica di Amalfi sulla bandiera delle marine militare e mercantile italiana, insieme ai simboli delle altre tre repubbliche marinare di Genova (croce di S. Giorgio rossa in campo bianco), Pisa (croce pomettata bianca in campo rosso) e Venezia (leone di S. Marco d’oro in campo porpora). Il cambiamento dal nero all’azzurro è derivato dalla bandiera che nel XIX secolo la città di Amalfi mostrava nelle pubbliche manifestazioni, formata dalla banda rossa in campo azzurro e interzata dalla croce ottagona bianca in alto a destra e talvolta anche dalla bussola magnetica in basso a sinistra. Pertanto, trasportando tale croce dalla bandiera di Amalfi a quella della marina italiana, essa trasferì con sé il campo azzurro.
La parte bassa dello stemma ricorda l’invenzione amalfitana della bussola nautica magnetica a secco, avvenuta nella prima parte del XIII secolo. L’argento o bianco e il nero rappresentano rispettivamente il dì e la notte; la bussola riporta la rosa dei 16 venti, con la Tramontana indicata dall’ago d’oro angioino. Le ali bianche raffigurano i quattro venti principali. In un’altra versione manca la cometa, mentre le ali intorno alla bussola sono otto.
Al di sotto dello scudo il cartiglio che recita << Descendit ex Patribus Romanorum>> ricorda l’origine romana della nazione amalfitana.
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