Una storia d’amore tra Dio e l’uomo.

di - del 23 Ottobre 2015 © diritti riservati

ciro diaconoA Cava de’ Tirreni domenica 18 ottobre Ordinazione Diaconale di Ciro, ci racconta la sua esperienza 

 

Mi chiamo Ciro Emanuele D’Aniello, ho 31 anni e sono il primogenito di quattro figli.

Seppur i miei genitori sono originari di Cava de’ Tirreni, sono nato a Legnano (MI) per motivi di lavoro dei miei. Nel 1988 ci stabilimmo definitivamente a Cava de’ Tirreni nella frazione di S. Pietro, dove vi abitavano i nonni materni. In questa piccola frazione di circa 2500 abitanti, vi è la parrocchia nella quale sono cresciuto ed è maturato in me, il germe della vocazione presbiterale.

All’età di 12 anni i miei genitori mi invitarono a iniziare il cammino di fede che anche loro, poco dopo il trasferimento, avevano intrapreso (e tutt’ora frequentano): il Cammino Neocatecumenale. Riconosco che Dio Padre si è servito di questa realtà per formarmi nella fede.

In questo periodo maturarono in me la passione per la musica e per il mondo artistico.

Mio padre mi aveva trasmesso le nozioni di base per suonare la tastiera; la mia insegnante di musica, percependo in me un certo talento, lo incoraggiò ad iscrivermi ad una scuola di musica e così iniziai a studiare violoncello presso l’Accademia “Jacopo Napoli” a p.zza S. Francesco a Cava. Dopo tre anni e qualche mese interruppi lo studio di questo strumento perché l’insegnante non poteva venire più a Cava e dovevo andare io a Napoli (via Chiaia). In quel periodo iniziai autonomamente a strimpellare la chitarra classica.

ciro e seminaristiPoiché riuscivo bene nel disegno tecnico-artistico, dopo le scuole medie, mi iscrissi al Liceo Artistico “A. Sabatini” a Salerno. Nella mia classe c’era un giovane che suonava il basso elettrico e così, appassionatomi a questo nuovo strumento, frequentai per quattro anni il corso di basso presso l’Associazione dei Musicisti di Nocera Inferiore.

Dopo il diploma (2002), mi inscrissi al corso di laurea in Scienze dei Beni Culturali all’Università di Salerno ed è proprio in quegli anni che iniziai a domandarmi seriamente: «Signore, cosa vuoi che io faccia?» Erano gli anni in cui – seppur animato da una sensibilità all’ambito storico-artistico – il diletto della musica prendeva il sopravvento sull’ordinarietà dello studio: dopo un provino fui ammesso nell’orchestra Jazz dell’Università (2002-2006); nel frattempo avevo anche un’altra rock band, ma non riuscimmo a concretizzare un progetto serio. Progetto serio che arrivò con il gruppo “Rare Tracce” tributo a Rino Gaetano (2005-2007): questo, insieme al gruppo universitario, sono state le mie uniche esperienze musicali semiprofessionali e tutto questo bagaglio si riversa anche nel mio modo di suonare l’organo nelle celebrazioni liturgiche.

Il rovescio della medaglia è che in quegli anni misi da parte lo studio, e mi ritrovai, dopo sei anni, senza aver completato la triennale!

Un altro motivo per il quale mettevo da parte lo studio era il moltiplicarsi dei servizi che svolgevo in parrocchia, nel 2005 subentra un nuovo parroco, don Carlo Papa.

Fino ad allora, io offrivo il servizio di organista, ma don Carlo – mosso da stima per me – mi invitò a curare anche alcune iniziative quali il Giornalino parrocchiale, responsabile dell’animazione ai fanciulli (oratorio), membro del Consiglio Pastorale e, se c’era qualche iniziativa, io ero tra i primi ai quali veniva chiesta collaborazione o anche solo un parere…

Tutta questa “carne a cuocere” mi gettò in una profonda crisi alla ricerca di ciò che veramente smuoveva il mio cuore, alla ricerca di ciò che veramente consideravo importante nella mia vita.

Spinto da questa ricerca e fortemente sollecitato da mia madre, frequentai un corso regionale di 6 mesi in oreficeria presso l’Associazione Aurea Co.Ge.Co di Torre del Greco (2008) e, dopo alcuni mesi, feci anche un anno di Servizio Civile presso la biblioteca Comunale di Cava (2009-2010).

ciro d'anielloIntanto il Signore stava preparando per me una strada inaspettata, ma allo stesso tempo, attesa: nel settembre 2007, il sacerdote don Antonio Landi, da poco nominato Direttore del Centro Diocesano Vocazioni, mi invitò a far parte dell’equipe di Pastorale Vocazionale per animare gli incontri diocesani. Io accettai perché vidi in questo l’occasione che il Signore mi dava per fare chiarezza e così gli risposi: «Vengo perché ne ho bisogno io!».

Durante questo percorso, il Signore si servì della testimonianza di un monaco per farmi aprire gli occhi su un aspetto della vocazione che non avevo considerato. Il monaco disse: «Quando si presentano dei giovani per fare discernimento e chiedono: dov’è la volontà di Dio? Dico loro: ma a voi, che cosa vi fa innamorare?»
Questa frase mi colpì perché iniziai a vedere la vocazione come una storia d’amore tra Dio e l’uomo e, ripercorrendo la mia storia alla luce di questa verità, maturai la scelta di rispondere a questo Amore continuando il discernimento in seminario, lasciando i miei studi universitari e i miei impegni semi-professionali nell’attività musicale.

Da allora sono trascorsi sei anni formativi intensi e pieni della provvidenza e grazia di Dio con le tappe significative dell’Ammissione al Sacro Ordine del Diaconato e del Presbiterato (2012), il ministero del lettorato (2014) e dell’accolitato (2015) e la vicina ordinazione diaconale.

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